Donne e conoscenza storica
   

La lezione che segue mostra come l'autrice dell'ipertesto presenta Ildegarda Di Bingen con la presentazione di musiche - che potete trovare facilmente in cd - e con immagini che mettiamo in rete. Per l'eventuale uso è gradita la richiesta di autorizzazione al sito e all'autrice.


Lezione di Marirì Martinengo a
ROVERETO
15 febbraio 2005

La musica di Ildegarda: parole e note

(il testo del brano musicale)

O verdezza nobilissima che hai radici nel sole,
e in candida serenità riluci
nella ruota
che nessuna altezza terrena
contiene.
Tu sei circondata dall'amplesso dei divini misteri.
Risplendi come la rossa aurora
e ardi come la fiamma del sole.

La musica, da sola o accompagnata dalla poesia, è una delle espressioni che meglio fanno capire la personalità di Ildegarda. Spazio e ritmo, ricerca di armonia, struttura e ordinamento

Intermezzo musicale

Vita (1098-1182) di studio, di meditazione e di lavoro in uno dei luoghi che nel ME erano destinati a queste attività: il monastero.

1) immagine: la cartina


2)le campagne intorno al Disibodenberg


3 ) Disibodenberg
4) Disibodenberg: rovine, stampa 1832-1837
Desiderio di indipendenza di Ildegatda…
La fondazione del Rupertsberg nel 1150…
5) il privilegium di Federico Barbarossa ( fra Ildegarda e l'imperatore scambio di lettere) che si rivolge a Ildegarda chiamandola "mater magistra domina preposta"; il privilegio porta la firma dell'imperatore e la data:11 aprile 1163. Donazione e fruizione del terreno, delle coltivazione, della vegetazione, delle acque, esenzione dalle tasse, indipendenza e gestione autonoma della proprietà ecc.
6) Rupertsberg oggi
7) stampa del Rupertsberg 1625
8) stampa del " 1779
9) stampa del " circa 1700
Ildegarda svolse attività politica a sostegno del papato contro l'impero e contro le eresie, per l'unità della Chiesa di Roma. Scienziata, pittrice e poetessa, compositrice musicale, esponente di spicco della filosofia profetica medievale che significa conoscenza attraverso la visione, interpretativa (e divulgativa) del disegno divino; le visioni sono state dipinte alcune nello stesso scriptorium del suo monastero, sotto la sua direzione e figurano nei suoi libri: Scivias, Liber Divinorum operum
Ildegarda scrisse altri libri: Liber vitae meritorum, Phisica, Causae et curae, Simphonia coelestium revelationum. Epistolario: vita di relazione
Non si deve credere a Ildegarda, quando afferma d'essere indocta, grande cultura di Ildegarda: per divenire badesse…le arti del trivio e del quadrivio
Conosceva i grandi scienziati e filosofi pagani e cristiani…
La biblioteca dei monaci..
In lei si riconoscono analogie e riferimenti ad autori a lei ben noti: oltre alle sacre scritture, Agostino, Ambrogio, Rabano Mauro, Gregorio Magno, Benedetto, Ruperto di Dentz, Isidoro, Lattanzio, Orazio, Tertulliano; è interessante a questo proposito la ricerca della studiosa suor Angela Carlevaris19 che ha analizzato gli scritti di Ildegarda, individuando le fonti del suo sapere; è lecito supporre che conoscesse Picatrix, la versione latina, redatta alla corte di Alfonso X, di un precedente trattato, scritto in Spagna, fra il 1047 e il 1051, dal titolo Gayat al-hakim, che significa Il fine del saggio, scritto dallo pseudo Maslam al - Magriti; il testo, che tratta della conformazione dell'universo, dei rapporti fra macrocosmo e microcosmo, del moto delle sfere, del sole, dei pianeti; di magia e negromanzia ebbe una grandissima diffusione nel medioevo e fino al '600 e fu noto a scienziati e filosofi .

L'educazione nel Medio Evo: le ragazze nobili per la loro educazione venivano affidate…Iutta di Sponheim - Ildegarda - Ildegarda - Richardis: rapporto privilegiato, la relazione libera le energie creatrici.
Rapporto di predilezione e di dipendenza affettiva con la maestra Iutta e poi con l'allieva Richardis, testimoniato dalle lettere, dalla biografia e dall'autobiografia di Ildegarda
La relazione duale nella disparità struttura mente e immaginazione di Ildegarda , che vede e rappresenta l'intima relazione e l'interdipendenza fra loro delle parti dell'universo.
L'equilibrio e l'armonia che li sottende e governa.


La relazione
10) la visio prima
Il momento creativo venne fissato nella miniatura posta sotto la visio prima del Liber Divinorum Operum. La relazione, prima con la maestra e poi con l'allieva, strutturò la mente-corpo di Ildegarda, che - come vedremo nelle visioni successive - vide le varie parti del cosmo in stretta relazione e interdipendenza tra loro. La mia attenzione qui si è appuntata sulla parte sottostante la visio prima; questa immagine fissa il momento creativo: la creazione (cioè la visione e la trascrizione) avviene nella relazione. Ildegarda e Richardis sono a fianco l'una dell'altra, nella parte destra della cella; la fiamma della sapienza divina scende su Ildegarda che, ispirata, disegna o dipinge; separato da una colonnina, il segretario di Ildegarda, il monaco Volmar, trascrive; mi sembra che qui Ildegarda abbia rappresentato il proprio autoritratto simbolico.

Le miniature delle visioni di Ildegarda sono estremamente complesse, si prestano a molteplici letture, io mi limito a fornire qualche stimolo che suona come invito ad un approfondimento, ad un ampliamento, ad interpretazioni altre.
11) La visio prima completa
12) L'Anima Mundi = l'Anima del mondo
Al di sotto della testa di un dio barbuto, una donna gravida, vestita di rosso, al centro un essere umano; qui è rappresentata la relazione diretta discendente e ascendente: divinità, Anima Mundi, essere umano; l'Anima mundi abbraccia il creato, lo contiene come in un utero creativo e protettivo, in prossima relazione; l'universo è rappresentato in una serie di cerchi concentrici: il sole, le stelle, le acque, i venti; l'essere umano è al centro della Terra e del cosmo, ne fa parte (Plotino); le braccia protese a toccare gli estremi, in unione mistica con il tutto. La creatura umana ha le braccia a forma di croce; forse qui si raccoglie l'antichissimo significato del segno della croce che è crocevia, incrocio, punto di orientamento che indica definizione, organizzazione dello spazio; per cui l'essere umano sarebbe soggetto dell'universo, del tempo, della storia. La creatura non è connotata sessualmente, è l'homo latino (da notare che la parola homo, col suo significato di essere umano, femmina e maschio, sparisce dalle lingue romanze, nelle quali "uomo", "homme", "hombre", eccetera, significa sia maschio sia genere umano; forse questo si deve all'influenza del fallocentrismo del pensiero aristotelico e del tomismo).
Un'altra interpretazione di questa miniatura potrebbe essere la seguente: in sequenza discendente Dio Padre, la Ruah, il soffio creatore o Spirito Santo, e Gesù Cristo; nel XII e nel XIII secolo, in Europa, si delineò e prese forma, sostenuto dalla persuasività carismatica di Abelardo, il pensiero filosofico-teologico secondo cui l'Anima Mundi platonica sarebbe la terza persona della Trinità: Ildegarda, così attenta alla donna e alla sua compartecipazione alla generazione, potrebbe essere stata una sostenitrice di questa teoria?
Sempre nello stesso periodo si consolida e prende forma l'idea di un dio - spirito dalle valenze femminili (che si trova già nelle Bibbia e nell'esegesi medievale); in una tradizione meno diffusa della Vulgata si trova l'immagine di Dio che "fovebat aquas"; Ildegarda ha in mente il cosmo come un grande uovo, con la divinità chiaramente connotata come femminile, che lo riscalda, lo feconda, lo rende vivo.

13) L'essere umano riceve i venti. La rappresentazione del cosmo i cerchi concentrici di fuoco di aria di acqua i venti, la terra al contro dell'universo e l'essere umano al centro di tutto. L'immagine ispirò l'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, che viceversa è maschio.
Immagine cosmica: l'universo è visto, secondo l'antichissima concezione, come una serie di ruote concentriche, di cui la Terra costituisce il nucleo centrale. Anche in questa visione le parti del cosmo sono saldamente allacciate, suggeriscono l'immagine dell'uovo, dell'utero: suggestioni femminili. Anche in questa, come nelle precedenti, è rappresentato il pensiero scientifico di Ildegarda: tutte le forme di vita sulla Terra, insieme all'atmosfera, agli oceani e al firmamento formano un sistema vitale complesso e interdipendente; Ildegarda accoglie antichissime tradizioni e insieme prefigura l'ipotesi moderna detta Gaia (dall'antico nome della Terra) e le tendenze della new age.

Macrocosmo e microcosmo
Ildegarda credeva nella corrispondenza del macrocosmo (firmamento, acque, venti) col microcosmo (nel corpo umano gli occhi sono le stelle, il sangue le acque, le vene i fiumi, il respiro i venti, eccetera); quindi dell'influenza dell'universo sulla Terra e sugli esseri viventi, umani, animali, piante e minerali (Ildegarda curava con le piante e le pietre) che si trovano su di essa; il concetto di rispecchiamento, maior/minor, è assunto anche da filosofi e scienziati contemporanei di Ildegarda, come Ugo di San Vittore e Bernardo Silvestre.
La corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo è un concetto che parte dal pensiero greco, attraversa quello latino, si arricchisce di influenze arabe e orientali e arriva alla sua pienezza nel pensiero medievale: homo continet omnia; è anche per questo che Ildegarda considerava positivamente l'umanità perché è riflesso dell'universo e di Dio

14) La natura, la terra sferica non piatta
In questa visione predomina la natura, l'aspetto agreste della Terra; l'alternarsi delle stagioni; qui Ildegarda visualizzò aspetti dolenti della condizione umana: la malattia e la fatica connessa al lavoro, agricolo in questo caso; nel Medioevo furono frequentemente rappresentati i lavori agricoli in pittura e scultura (p.e. nella cappella di San Isidoro a Léon, nel battistero di Parma, nel portale del duomo di Bologna) non solo perché la maggioranza della popolazione era dedita all'agricoltura, ma perché la religiosità popolare vedeva nella fatica insita in essi una forma di espiazione dal peccato.
In questa visione le varie scene sono scandite da alberi, disegnati con delicatezza, che, spogli o fioriti, ritmano il succedersi delle stagioni; i colori di tutto il complesso sono scelti con la cura di chi conosce e ama la natura.
15) Immagine con le stelle a forma di fiore; i quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco
La natura è buona contrariamente a quello che pensave per esempio Agostino.
La natura costituì per Ildegarda una rasserenante attrattiva, mentre sappiamo che per San Bernardo la bellezza della natura costituiva un'insidia, una pericolosa distrazione dal percorso della salvezza; per Ildegarda, viceversa, la bellezza dell'universo è riflesso del divino e per questo riempie il cuore di giubilo. Poiché tutto è armonia nell'universo, anche il dolore e la fatica ne fanno parte, e la musica vocale e strumentale ne è l'espressione; universo equilibrato, ordinato, nel quale tutto trova posto ed ha un fine, accompagnato dalla musica delle sfere celesti (Pitagora).

Un cartiglio fuoriesce e si snoda alla base della visione: lo regge la manus Domini, che promana dal cerchio rosso del sole, simbolo della scienza divina, che, senza tramiti, passa direttamente a Ildegarda. E qui si coglie l'aspetto mistico della filosofia ildegardiana: il suo rapporto con Dio è diretto, non mediato.

La musica
Secondo la concezione filosofica della musica (Ildegarda ne trattò nel suo Symphonia harmoniae caelestium revelationum e nella lettera indirizzata ai prelati di Magonza, epistola XLVII), essa svolge una funzione etica, tiene unite la terra e il cielo, compone in armonia tra loro le sfere celesti, le varie componenti del cosmo e della natura, gli essere viventi con la natura, il corpo e l'anima di ciascun essere umano, e questa convinzione trovò espressione nel suo canto che fu un festoso erompere di gioia e di gratitudine.

16) musica delle sfere, canti e musica strumentale XIII secolo
17) strumenti musicali XIII
18) musici visione di I.
19) sempre visione di I.

Intermezzo musicale: Gesaige der Hildegard von Bingen; Vision. The music of Hildegard von Bingen.

La bellezza femminile
La bellezza femminile è teofania cioè manifestazione di Dio sulla terra
Lo scambio di lettere con la ricca e colta magistra Tengswindis, che le scrive: "Ancora altro è giunto all'orecchio, riguardo a una vostra usanza, cioè che le vostre fanciulle, nei giorni di festa, a scopo ornamentale, si avvolgano di candidi veli, mettano sulla testa corone intrecciate in modo raffinato…oltre a tutte queste cose, le loro dita sono adorne di anelli… viceversa noi riteniamo giusto che le donne siano acconciate in modo poco appariscente,, non con i capelli arricciati né ornate d'oro, di perle e di vesti preziose..".
Ildegarda le rispose affermativamente riguardo alla consuetudine instaurata da lei nei suoi monasteri,, scrivendo a Tengwindis che: "se è giusto che la donne maritata si atteggi modestamente, è giusto che colei che non sottostà all'uomo permanga nel pieno rigoglio del fiore del virgulto". In un'altra lettera, scritta a Gilberto di Gembluox, che era un suo fervido ammiratore, dice che le istruzioni per questa foggia di vestire le aveva ricevute in una visioni.
Abiti bianchi suntuosi, acconciature ricercate, gioielli, incedere regale
No alla mortificazione, agli abiti neri punitivi delle forme femminili.
"Il bianco evoca lo splendore, la luminosità di Dio e degli angeli… è segno di novità, di attività creatrice…il bianco rappresenta la luce, è teofania del divino".
20) la citta con le tre fanciulle
21) ancora la città
La miniatura rappresenta una costruzione umana, una città, quadrata, ordinata, ben governata, chiusa nelle sue mura protettive, come erano, nelle visioni precedenti, i cerchi concentrici cosmici a tutela della Terra; l'ordine salvaguarda dal male: al di fuori ci sono i mostri, i vortici di vento, la tempesta. Quattro sono le visioni in cui Ildegarda raffigurò la città, città turrite, di pietra colorata, città idealizzate, come Gerusalemme celeste, da chi vive in monastero.
In questa miniatura c'è un variare di forme: al di sopra della città squadrata c'è una fontana rotonda e le figure di tre fanciulle in posizione verticale; l'insieme crea un movimento ascensionale, le tre donne tengono insieme, uniscono l'umanità (la città) e il cielo (la nuvola dei beati); immergono i piedi in una fontana ruscellante di acqua azzurra, l'acqua che dà la vita. Sono vestite di bianco, colore che significa luce, splendore, alba, inizio del nuovo; la pietra taumaturgica corrispondente è il diamante; le figure sono aggraziate, i gesti composti e quieti, i panneggi degli abiti e l'acconciatura dei capelli sono disegnati con cura; è evidente la concezione fiduciosa della donna, in contrasto con la misoginia dell'epoca.
22) le tre fanciulle
23) coro di sante e santi
24) questa immagine è dopo in Visioni da Lucca: ancora la bellezza femminile
Ancora una volta la città, baluardo alle forze del male rappresentate dalle nuvole nere, questa volta situata in alto; in basso a sinistra una donna bionda, con grosse trecce, un tipo germanico, vestita di una ricca sopravveste verde che avvolge un abito drappeggiato bianco, la donna porta ricchi e pesanti gioielli al collo e alle orecchie; il colore viridis per Ildegarda e per la corrente medica cui aderiva, è colore eccellente: la radice vir, vis, ne significa la forza, la potenza, così virgo, virga, virgultum; lo smeraldo, la pietra corrispondente, è pietra che ridona salute, infonde vigore.

25) questa immagine sta dopo, nelle Visioni da Lucca
In questa miniatura una donna sapiente STA seduta al centro della ruota che rappresenta la storia del mondo, le cui epoche. in successione rotatoria, sono evidenziate da diversi colori, il bianco indica il tempo dopo la venuta di Gesù; la donna indossa un abito verde-azzurro con ricche bordure ricamate; il volto e le mani sono rosse: nella scala alchemica (nigredo-albedo-rubedo) il rosso occupa il posto eminente ed è perciò il colore associato al divino; anche in questa visione figura il cartiglio porto dalla mano divina: c'è collegamento senza intermediari fra la donna e la divinità. Come Gesù affidò a Maddalena l'incarico di portare e diffondere alle genti l'annuncio salvifico della resurrezione così Ildegarda, a imitazione di Cristo, affida a donne il ruolo di mediatrici e di garanti di grazia.

26, 27, 28) le immagini di Ildegarda al di sotto delle miniature delle visioni
Al di sotto di ogni miniatura del Liber Divinorum Operum Ildegarda si auto-rappresentò in atteggiamento di profonda concentrazione; Ildegarda. non è da considerare una mistica nell'accezione più accreditata del termine, infatti oggettiva le proprie visioni cioè le guarda, al di fuori di sé. Ildegarda raccontò nei suoi scritti autobiografici e nelle lettere, le modalità secondo cui riceveva le visioni, cioè in lucidità interiore, senza deliqui né estasi; altri suoi contemporanei erano dei visionari come, per esempio, la sua amica Elisabetta di Shonau o San Bernardo; la tradizione visionaria ha radici antiche, nella cristianità in Agostino e in Dionigi l'Areopagita, altrove, nel sufismo.
In queste piccole miniature sottostanti ogni visione vera e propria, Ildegarda si rappresentò, avendo grande cura per l'atteggiamento e l'abbigliamento: è bella, concentrata, intenta, ma tutt'altro che trascurata nel vestire, composta e ieratica nei minimi gesti; i mobili sono raffinati e di studiata fattura; la grazia e la bellezza del corpo - affermò nei suoi scritti ed espresse nelle immagini - va sottolineata ed esaltata da abiti e gioielli, ingentilita dall'arte - segni di festa - perché la bellezza delle donne è gloria divina.
Un'altra chiave per capire Ildegarda è la sua alta considerazione per Maria Vergine, Ildegarda fu tra le iniziatrici del culto mariano che fiorì appunto nel XII secolo.

Lettura di
"O scettro e diadema di porpora regale,
chiusa come in una corazza…
O fiore non ti ha fatto sbocciare la rugiada
Né le gocce di pioggia, né l'aria ti ha sfiorato,
ma la luce divina dal tronco mobilissimo
ti ha prodotto…
Perciò concertano i cori celesti, ed ammira ogni terra, o laudabile Maria,
perché molto Iddio ti ha amato.."
Maria è sintesi di femminilità, bellezza, grazia, relazionalità, maestà
Ascolto della musica.
Grande originalità della composizione musicale di Ildegarda: né gregoriana né di corte né popolare