Nella
penisola italiana
Intorno
alla seconda metà del IX secolo, all'indomani della dissoluzione dell'impero
franco, in un clima di incertezza religiosa e politica, la volontà ed il
lavoro dei e delle fedeli hanno consentito la sopravvivenza delle comunità
religiose e laiche e soprattutto le donne ripresero ad esercitare 'visibilmente'
"ruoli e funzioni che forse non avevano mai perduto".
Nicolò
II, con una bolla del 1060, concederà privilegi alla badessa di S. Giulia
di Brescia, confermando così una realtà di cui abbiamo numerose
testimonianze e che favorirà la fioritura di numerosi, ricchi e popolosi
conventi femminili" (1).
Si
può quindi ipotizzare che quando viene meno la presenza di un forte potere
centrale c'è più spazio per le donne. Infatti, durante l'età
carolingia con la ristrutturazione dello stato, si è tentato di ridurre
l'influenza femminile nella chiesa, vietando alle monache di istruire i maschi
nei monasteri dove invece le femmine potevano continuare ad educarsi (2).
(1)
Cfr. M. T. Guerra Medici, I diritti..., p. 162
(2) id, p. 160-161: "una
limitazione che andò soprattutto a detrimento della cultura dei laici di
sesso maschile esclusi da quei conventi dove, invece, le fanciulle venivano educate
sino all'età delle nozze". Cfr. anche D. F. Noble, Un mondo...