Donne e conoscenza storica
  
Indice
Rosvita

La politicità della storia: Gesta Ottonis e Primordia Coenobii Gandeshemensis

Atumoda e Oda: la forza della visione e della mediazione

Al ritorno in Sassonia, due giorni prima della festa di Ognissanti, ai porcari di Liudolfo appaiono visioni di luci sfolgoranti, che si ripetono anche alla presenza del duca, segno che il luogo va santificato a gloria di Dio.
Dronke, che ne ha tradotto il passo (La traduzione dei vv. 185-226 si trova in Peter Dronke, Women writers of the Middle Ages, Cambridge 1984; tr. it. Eugenio Randi, Donne e cultura nel Medioevo. Scrittrici medievali dal II al XIV secolo, Il Saggiatore, Milano 1986, pp.112-113), sottolinea come l'ispirazione sia da ricercarsi nel racconto della nascita di Cristo nei Vangeli, dove sono gli umili ad avere per primi la lieta novella.
E Rosvita indirettamente non potrebbe evocare un parallelo?
Lei che si è definita "ultima delle ultime (ultima ultimarum)" (Gesta Ottonis, Prefazione, 1, Helene Homeyer (a cura di), Hrotsvitae opera, Paderborn 1970, p.385) potrebbe dunque essere, come i porcari, come i pastori, la prima capace di percepire le nuove luci, a cui, come Liudolfo, anche Ottone, è bene presti attenzione.
La storia del monastero continua: il luogo è individuato, viene purificato, si inizia la costruzione, ma vengono a mancare le pietre. Questa volta è Atumoda che, come la nonna, ha una visione profetica. La visione è una modalità di simbolizzazione del mondo e di espressione della propria
volontà, che acquisterà grande importanza nei secoli successivi, ad opera delle grandi mistiche. Attraverso essa, le donne dimostreranno possibile il rapporto diretto con la divinità, superando nei fatti la mediazione del sacerdozio, che spesso nelle religioni oggi diffuse gli uomini pretendono per sé. (1)

Ma la badessa Atumoda, avendo fiducia che chi crede con fede può ottenere tutto da Dio, si consumava continuamente con fatica eccessiva, servendo Dio giorno e notte con pii sacrifici/ e, coinvolgendo molte di quelle che la seguivano, chiese che le fosse portato un suggerimento dal
cielo perché non rimanesse incompiuta un'opera così ben incominciata.
Subito percepì che la pietà celeste che invocava, le stava vicino ed era pronta ad aver pietà dei
suoi desideri.
Infatti un certo giorno, mentre digiunava ed era intenta alla preghiera, prostrata presso l'altare, dal comando di una voce suadente, è spinta ad uscire e a seguire un uccello che, andando avanti, avrebbe visto appollaiato sulla sommità di un grande masso.
Ella, racchiudendo l'ordine nel suo animo già predisposto, esce, credendo dal profondo del cuore alle parole di comando; e, presi con sé dei muratori esperti, arrivò rapidamente al luogo indicato dallo spirito benefico finché giunse là dove c'era la nobile costruzione iniziata.
Là vide posarsi una colomba bianca, sull'alta cima della roccia designata.
Ed essa subito li precedette svolazzando con le ali aperte e rallentando il suo volo, non nel modo che le era abituale, affinché la giovane vergine di Cristo potesse seguirla per via diretta, percorrendo con i compagni le aeree tracce.

Dunque è ancora una donna che interviene perché l'opera giunga a compimento e ancora una volta utilizza la visione come mezzo per avvalorare il suo desiderio e far eseguire i suoi voleri.
Ma la costruzione di un monastero è un'impresa, che richiede tempo, energie, denaro. Liudolfo muore e affida ai suoi eredi il compito di terminare il cenobio. Viene sepolto temporaneamente in un'antica chiesa, in attesa della nuova costruzione.
E' interessante notare come la morte di Liudolfo non venga considerata per Oda una dolorosa perdita, ma un evento positivo. (V.280-299, MM)

Ma il duca Liudolfo che fu il suo primo fondatore e dalla cui sollecitudine ebbe origine tutta la struttura, beninteso dietro le insistenze di Oda, purtroppo non portò a termine l'opera così desiderata, ma colpito dalla crudele sventura di una morte naturale, pensa, prima di esalare il suo respiro al creatore, quanto degna sarebbe stata, una volta terminata, la casa del Signore e affidò morendo alla sua cara che lasciava e ai suoi figli, i duchi di cui si è fatto accenno sopra, il peso e l'incarico di tutto il lavoro incalzante, pregando con grande insistenza che completassero tutta la
costruzione del cenobio, che doveva essere finita. Il suo corpo venerabile fu onorevolmente affidato al ventre della terra in un'antica chiesa. E dopo alcuni anni le ossa furono tolte da qui per essere poste nella nuova chiesa.
Inoltre forse Dio lo tolse da questo mondo, colpendolo con febbri, mentre era appena nell'età di mezzo, affinché in seguito la mente, dedicata a Dio, della illustre signora Oda, potesse in modo più completo trattare le cose divine, priva del tutto di ogni amore carnale.

Oda è libera di dedicare il suo pensiero a Dio, immagine della trascendenza. Anche la figlia Liutgarda, divenuta moglie del re dei Franchi Ludovico, che "la rese per sempre partecipe come
lui del regno"(v. 308), e, "come degno riconoscimento alla sua santa madre, col consenso del re, suo sposo, promise i massimi vantaggi al nostro cenobio." (v.312-314, MM)
Ma Atumoda, "dopo aver governato per 22 anni con sollecitudine il gregge " (v. 316,MM) muore e nomina al suo posto la sorella Gerberga.

(1) Un esempio viene presentato nel saggio di Marirì Martinengo su Ildegarda di Bingen (Libere di Esistere, pag. 31) in riferimento alla storia del cavaliere scomunicato che Ildegarda rifiuta di far disseppellire, come ordinano i prelati di Magonza) (vv.241-259, MM; vv.260-279, FM)