Donne e conoscenza storica
  
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Rosvita


Il colto ambiente femminile dove crebbe Rosvita


Quattro nazioni (slava, germanica,gallica, romana)rendono omaggio a Ottone III. Questa allegoria mostra come potevano abbigliarsi le donne nobili dell'epoca. (Evangelario di Bamberga, Archivio Capitolare della Cattedrale di Bamberga)


Sicuramente le principesse, attraverso i loro matrimoni divennero ambasciatrici di cultura e svilupparono l'insegnamento delle lingue, come l'imperatrice Teofane. (1)

Anche in vista di matrimoni le donne imparavano la lingua del futuro sposo, come ad esempio Edvige di Baviera, cugina dell'imperatore e sorella della badessa Gerberga di Gandersheim, che, dovendo sposare un principe bizantino, aveva imparato a leggere e a scrivere il greco; infatti lo insegnò, nel suo castello di Hoentwiel, dopo la morte di suo marito, il duca Bucardo di Svevia al monaco Bucardo, futuro abate di San Gallo e lesse gli autori classici col monaco Eccardo di San Gallo (2).
Spesso le giovani, come ad esempio le due nipoti dell'imperatrice Teofane e di Ottone II, Richeza, che sposò Mieszko II, duca di Polonia, e sua sorella Teofane, che divenne badessa di Essen, come erano state badesse le sue zie Sofia e Adelaide, partecipavano alla vita politica, grazie a matrimoni che saldavano alleanze tra le classi dirigenti europee, o gestivano direttamente il potere, nei monasteri femminili, luoghi dove esse venivano anche educate e dove si ritiravano per alcuni periodi della loro vita o divenute vedove o anziane, come fecero sia Matilde, madre di Ottone I, sia sua moglie Adelaide.
In questo ambiente si sviluppò la vena creatrice di Rosvita, che rielaborò con autonomia temi agiografici e raccontò storie anche solo udite, valorizzando tematiche e presenza femminile.

(1) Teofane o Teofano (958-991) era nipote dell'imperatore di Bisanzio, Costantino VII Porfiriogeneta (912- 952). Costui, oltre a incoraggiare studiosi e letterati, scrisse diversi trattati per suo figlio sulla diplomazia, l'amministrazione, l'arte militare, le cerimonie. Fece redigere vaste enciclopedie di scienze e lettere antiche e, durante il suo regno, fu composto il "Digenis Acritas", l' epopea bizantina. Cresciuta in questo ambiente, divenne moglie di Ottone II, e, rimasta vedova, resse per otto anni, finché morì (991), il regno per il figlio Ottone III, orfano già a tre anni (983). Ella non solo governò con sicurezza e capacità di mediazione, ma fece conoscere in Germania diversi aspetti della cultura greca da quello igienico (introdusse l'usanza di fare il bagno) a quello letterario. Si preoccupò dell'educazione del figlio, insegnandogli il greco e affidandolo poi a maestri, quali Giovanni Filogato di Calabria, che portò al giovane libri greci tuttora conservati nella biblioteca di Bamberga, e Bernardo di Hildesheim, di cui parleremo a proposito di Gandersheim. Ottone stimava talmente la cultura greca, apprezzata innanzi tutto attraverso sua madre, che in una lettera del 997 a Gerberto, grande studioso e futuro papa Silvestro II, scriveva: "E' nostro desiderio che prendiate in orrore la nostra rozzezza sassone, ma che facciate fruttificare sempre più senza tregua la sottigliezza ellenica di cui il germe è in noi. Che se si arriva a risvegliarlo, si scoprirà sicuramente qualche scintilla dell'abilità dei Greci. Noi ve ne preghiamo umilmente, suscitate in noi, con l'aiuto di Dio, la viva intelligenza greca."( Il testo è citato da Labande Edmond-René, Mirabilia mundi. Essai sur la personalité de Octon III, in "Cahier de Civilisation Médièvale", VI p.311, che lo ha tratto da Gerbert, Léttres, ed. Havet,n. 186, p.172 (trad. Lattin, n.230, p.295 tr.it. di LucianaTavernini)

(2) Bezzola Reto R., Les origines de la litterature courtoise en Occident (500-1200), Paris 1958-63, 3 voll, p.257