La
politicità della storia: Gesta Ottonis e Primordia Coenobii Gandeshemensis
Il
doppio compimento della profezia
Siamo
quasi alla chiusura del poema infatti anche Oda, la vera protagonista, il modello
femminile proposto, muore.
Rosvita collega con un'ardita costruzione la nascita
di Ottone al sogno di Eda e alla morte di Oda: la fine del poema rimanda all'inizio,
ma un nuovo inizio rimanda al presente con un movimento a spirale che esce dall'opera
per proiettarsi nella realtà..(vv.561-580, FM)
E otto giorni e
altrettante notti, prima che accadesse la miseranda morte di questo duca, al figlio
di lui, Enrico, che avrebbe dovuto poi essere re , nasce il famoso figlio Ottone,
che fu scelto dalla pietà dell'eterno re come primo re dei valorosi Sassoni
dopo il padre e nello stesso tempo come Augusto dei potenti Romani.
Passati
dopo di ciò sei mesi in rapido volo, mentre era nata la splendida gloria
di una tanto grande stirpe, in cui senza alcun dubbio si crede che per la prima
volta si sono adempiute le promesse del Battista di Cristo, quelle che io all'inizio
di questo piccolo poema ho ricordato che erano state dette dalla madre sua Eda,
Oda, la felicissima, nostra speranza e signora, quando aveva vissuto dieci volte
dieci e sette anni, terminando con una buona fine la sua vita passò nel
cielo, aspettando nella
felice speranza il tempo del ritorno dell'anima e della
resurrezione del corpo completo dentro la tomba che ora riposa sotto la dura pietra
accanto alle spoglie delle sue figlie
Nell'ultima parte vi è il
superamento della spazialità e temporalità umane, ci si proietta
infatti nell'aldilà e nell'eternità: muore anche Cristina, ma si
unisce alle sorelle e alla madre nella gloria e nella pace celeste. Oda, come
già Sapienza dell'ultimo dramma, trova proprio "nella patria della
luce" il riconoscimento della sacralità dell'unione della madre con
le figlie, legate per l'eternità
da felicità e gioconda letizia.
Inoltre la preghiera che Rosvita innalza alla Trinità mostra esemplarmente
come la voce delle vergini sia mediatrice con il divino e consenta di ottenere
il premio di quel regno conservato dall'inizio dei tempi per coloro che sono cari
a Dio: dunque chi merita la loro intercessione trascende la realtà mortale.
(vv.. 581-594, FM)
E Cristina che era rimasta sola tra le sue allieve,
anche allora dolce consolazione del dolore presente, non visse dopo la madre per
più di due volte tre anni, ma, rendendo la sua anima beata, quando il creatore
la chiamò si ricongiunse nella patria della luce e della eterna pace alle
sue sorelle, delle quali spiccava come erede del loro onore e come seguace della
loro santa vita.
E tu, santo padre, concedi che loro tutte, unite alla madre,
in cielo siano felici per l'eternità e per sempre godano del premio di
quel regno che fin da tutti i secoli hai conservato per coloro che ti sono cari
affinché liete lodando con voce di gioconda letizia te insieme a tuo figlio
e allo spirito santo, come solo signore che comandi tutte le cose celesti ...
Così termina
il poema, infatti sono andati perduti i versi finali della preghiera alla Trinità.
La
narrazione dei Primordia si ferma al 919, anno della morte di Cristina, e si ricongiunge
idealmente ai Gesta Ottonis, i due poemi legati, a mio avviso, ad intenti politici
di
salvaguardia dell'indipendenza del monastero dalla gerarchia della Chiesa.