La
politicità della storia: Gesta Ottonis e Primordia Coenobii Gandeshemensis
Il
duca Ottone: un modello per gli uomini
Il figlio di Oda, il duca Ottone,
si sostituisce ai precedenti benefattori, "concordando con i desideri della
sua cara madre" (v. 509), aiutato dal re, di cui è vassallo, può
sostenere e difendere la comunità delle vergini. Diviene un tenero padre,
che si prende cura di loro anche a rischio della propria vita, ma non vuole essere
temuto come un terribile signore. Un uomo che rispetta la madre e che, proprio
per questo, diviene consapevole della sua"differenza", (1)
E non
poté essere trattenuto neppure dall'amore per la propria vita dall' impedire
che esse non fossero lese da alcun danno, o dal favorirle non meno di quanto avrebbe
voluto una madre degna.
Ma così per il tempo di vita che gli fu concesso
cercò con ogni sforzo della sua anima fervente di offrire al cenobio dei
suoi patroni la protezione del suo sicuro aiuto, e non volle essere temuto come
un superiore terribile, ma amato come un tenero genitore.
Onde non ingiustamente
è rimasta in quel luogo fino ad ora la lode della sua insigne pietà.
Anche noi, lontane dalla dolcezza di cui è tanto grande la fama, che allora
non eravamo ancora uscite dal ventre materno, ma che in verità siamo nate
molto tempo dopo, costantemente siamo ardenti di amore per lui, non meno di chi
lo poteva contemplare nella sua presenza, e veniva arricchito dai doni della sua
pietà.
Dunque questo uomo di tale eccellente pietà che per primo
offrì beni tali alle nostre piccole comunità, morendo prima della
madre e potente signora nostra, a causa della colpa della mela proibita che gustarono
i nostri antenati creati per primi, si spogliò dalle membra intessute dal
fango originario, (con dolore) e chiuse gli occhi alla morte, mentre la comunità
delle nostre sorelle circondava con sovrabbondante pianto il letto del signore
che stava per morire.
E alle sue esequie, che dovevano essere celebrate con
somma solennità, da ogni parte gli abitanti della nostra terra piangendo
si radunarono, e tutti ugualmente piansero con sfrenati lamenti la amara morte
del loro caro signore.
Ma il triste compianto delle sue monache fu più
grande del profondo lutto e così pure del lamento comune.
Esse per il
difetto abituale della mente femminile, disprezzando la vita e desiderando più
presto morire, nel piangere non vollero porre alcuna moderazione.
Quindi per
tre giorni conservavano insepolto il corpo dello stesso padre e benigno signore,
come se sperassero di poter richiamare il suo respiro e ricondurlo in vita più
presto con le lacrime versate.
Infine il consesso saggio di coloro che erano
venuti, decidendo che si doveva rinunciare alla vana speranza, nella tomba prestamente
preparata non senza dolore fece collocare le membra del così grande duca,
che dovevano essere degnamente conservate, nel mezzo della chiesa che egli stesso
aveva fatto costruire.
Là, con zelo a gara delle nostre sorelle la sua
anima diletta viene sempre raccomandata alla pietà di Dio da preghiere
continue, affinché clemente gli dia riposo eterno senza fine.
Non
credo sia del tutto estraneo alla scelta di questo figlio di Oda come modello
di uomo da suggerire ai suoi contemporanei, il fatto che si chiamasse Ottone,
come gli imperatori dell'epoca e fosse il nonno di Ottone I.
Infatti subito
dopo il compianto funebre si ricorda la nascita di poco precedente del famoso
nipote, collegandola alla duplice predizione iniziale del Battista a Eda: cenobio
e impero sono indissolubilmente legati. Le donne hanno saputo e sanno indicare
la gloria futura e riconoscere quella passata di quegli uomini che rispettano
le scelte femminili e non vogliono dominarle, come l'esemplare duca, omonimo dell'attuale
potente signore del monastero.
(1)
Un ripensamento della mascolinità a partire dalla concezione della differenza
si trova in Victor J. Seidler, Riscoprire la mascolinità, trad. di Diana
Sartori, Collana Il pensiero della differenza, Editori Riuniti, Roma, 1992
e nell'articolo dello stesso autore "Uomini invisibili a se stessi",
in Via Dogana, n. 7, Milano, nov/dic 92, pp. 6,7. Per il 2005 segnalo: María.Milagros
Rivera Garretas, La diferencia sexual en la historia,Universitat de València,
2005, in particolare i capitoli 3, 4 e 5 (La diferencia de ser hombre, Mujeres
y hombres en la Europa Feudal, Mujeres y hombres en el Occidente capitalista);
la rivista Via Dogana dal titolo Sessi e generazioni, n.75-Milano-Mantova-dicembre
2005) non vuole dominare, ma dare il suo aiuto alle donne e quindi è da
loro amato in vita, pianto disperatamente appena morto, sempre sostenuto da preghiere
per la sua anima e ricordato con ardente amore e rimpianto anche dalle generazioni
di donne future: Rosvita e le sue compagne a cui è giunta la sua fama.
(vv. 512-558, FM)