Donne e conoscenza storica 

 

Capitolo 1
Piccola storia di un nome

Capitolo 2
Crescere in casa e in collegio

Capitolo 3
Le letture

Capitolo 4
Finisce il collegio comincia l'insegnamento

Capitolo 5
Mamma Olimpia



 

 

 

 

 

 

 

 

Storia di mia madre che si racconta
di Rosalda Damiano

Capitolo 1

Piccola storia di un nome

In queste pagine ho raccolto alcuni ricordi della vita di mia madre: Rosalda; dettati da lei, all'inizio dell'estate 2001, e da me trascritti.

E' nata nel 1922, in giugno, mentre il granturco era ancora basso e il grano era già stato mietuto. C'era un tale lavoro alla cascina in quel periodo che suo padre acconsentì volentieri a lasciare all'ostetrica il compito di inserire all'anagrafe la neonata. <<Come si chiama ?>> chiese alla mamma

<<Rosalda>>. L'ostetrica, Madlenin-Maddalena, ripetè un po' di volte fra sè questo nome. Ci voleva mezz'ora di cammino per arrivare dalla cascina al Comune. Ora che, a piedi, perchè non sapeva andare in bicicletta, aveva raggiunto l'anagrafe il nome l'aveva dimenticato. E così mia madre all'anagrafe si chiama: Rosa.

Rosalda derivava da mia nonna che quando aveva 17 anni era andata a una festa patronale a Sostegno, un paese vicino al suo, Casa Del Bosco. Come succede un gruppo di compaesani era andato alla festa del paese limitrofo e lei ragazzina sente una signora chiamare la figlia <<Rosalda, Rosalda>>. E lei ha pensato mi piace e se avrò una figlia la chiamerò così. E così tentò di fare ma non potè perchè l'ostetrica l'aveva dimenticato questo nome.

La storia del nome non finisce qui.

Mia madre era stata in collegio al Rosa Stampa che era stata un'educatrice e una filosofa.

Aveva avuto un'insegnante di latino molto carina, quando correggeva i compiti chiamava ognuna e diceva gli errori e arrivata a mia madre diceva <<Sentiamo Rosalda la fanciulla dal bel nome>>. E così è rimasta la storia di questo nome.

La campagna la scuola d'inverno e le vacanze d'estate

Da piccola proprio piccola era stata mandata nelle estati dalla cognata e dal fratello di mia nonna. Lei si chiamava Clelia. Non aveva figli.

D'estate i miei nonni portavano mia mamma dalla zia e la venivano a prendere a ottobre. Era molto buona e gentile questa zia. Con lo zio avevano un negozio a Casa del Bosco. Quando la mamma era diventata più grandicella, faceva la padrona e dietro al banco di questo negozio diceva <<Voli quals cos?>>
Vendeva di tutto: era l'unico negozio di un piccolo paese di collina. C'era il pane prima di tutto poi c'erano salumi, formaggi, cioccolati, biscotti, pastiglie - ogni tanto gliene davano una. C'era il reparto degli alimentari poi c'era quello dei fili, degli aghi, poi c'era la bacheca delle cartoline e pure dei francobolli. Tutto avevano in quel negozio.

<<Quand'ero proprio piccola mia zia mi raccontava che mi metteva a cavalcioni della scopa mi faceva attaccare al manico e poi mi tirava tirava fino in fondo alla discesa. La prima carrozza che ho usato io>>. Da questa casa partiva una discesa in cima al paese era una strada grande dove passavano anche le macchine e raggiungeva il fondo del paese.

Poi questa zia ebbe un figlio e mia madre venne mandata da un'altra zia chiamata Adelina che stava nella frazione vicina.

Mio zio, fratello di mia mamma, ci andò poco mentre lei passò tutte le estati a Villa del Bosco.

Aveva fatto amicizie e la sua grande amica si chiamava Flora. Andavano sulla riva del ruscello con un bastoncino battezzato Jafe. Lo vestivano con le foglie e i petali di fiore oppure con le carte d'argento dei cioccolatini e delle caramelle. Gli facevano anche il cappello e giocavano tutto il giorno a vestire quel pezzo di bastone.

Il gioco piu' divertente era proprio quello, loro immaginavano che fosse una donna; le facevano abiti lunghi sulla riva del ruscellino di campagna. Lo vestivano con le carte messe da parte.

D'inverno c'era l'asilo a Livorno Ferraris dove mia mamma era nata e così anche mio nonno <<All'asilo mi portava mio papa'. Mio fratello se passava qualcuno sul ponte lo consegnavano da portare all'asilo>>

Il più delle volte passava il dottore con la carrozza proprio quelle di una volta con la capote e scaricava la bambina che era mia madre all'asilo. Raccontava che conosceva il padre di mia madre da giovane perchè mio nonno con i fratelli e i genitori lavoravano anche la terra del dottore. Il dottore raccontava <<Al to' papa andava an pe' sul caval>>

<<All'asilo si andava dalle suore che ci tenevano fino alle sedici.>> Qualcuno veniva a prendere mia mamma e la riportava a casa.

Alle elementari andavano insieme alla mattina presto mia mamma e le cugine che stavano di fianco. Se non che quella maestra di mia mamma teneva le allieve un'ora in più e quando usciva era tardi e le cugine se ne erano andate. Allora andava da suo nonno che magari stava già cenando, smetteva e la accompagnava fino a metà strada dove invece c'era Flock, il cane, che l'aspettava tutte le sere e la riportava a casa.

<<E questo è un bel ricordo.>> Verso la terza e la quarta c'era anche mio zio da prendere e riportare. A scuola si andava a piedi. Invece quando uscivano i due andavano in bicicletta. Mia madre sedeva mio zio sulla sella e lei pedalava in piedi, a volte con il sedere - per vendicarsi che ce l'aveva sempre dietro - lo spingeva sul paraurti e il pacioccone finiva sul cerchione

La cugina Pierina avuta la bicicletta nuova offriva per quattro soldi il giro sulla sua bicicletta e avrebbe portato il fratello di mia mamma sulla sua bicicletta vecchia.

Mio nonno metteva un mucchietto di soldi sul como' per pagare magari qualche mondina e mia madre li prendeva per pagarsi il giro sulla bici nuova e il passaggio al fratello, ma durò poco questo commercio sparì quando mia nonna convinse mia madre che l'avrebbero comprata anche loro la bicicletta nuova.

<<Quando andavo a casa mi ricordo che avevano già trebbiato il grano e fatti i mucchi di paglia. Questi pagliai erano piuttosto alti e si vedevano dal ponte, nascondevano la casa e mi piaceva immaginare la casa dietro a questi mucchi. Avevo fretta di arrivare ma la mia casa non la potevo vedere era nascosta da questi alti pagliai. Questi pagliai erano così alti da nascondere la vista della casa a una ragazzina piccola.>>