Donne e conoscenza storica

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Teoria del conflitto: Bisogni fondamentali, diritti umani, universali e differenza sessuale

La teoria del conflitto, divulgata in altre lingue, č ancora poco conosciuta al pubblico italiano.
Un testo che recentemente č apparso in lingua italiana intende affrontare dal punto di visto teorico l'argomento in generale dei conflitti. Utilizzo di questo testo di Emanuele Arielli e Giovanni Scotto (1) il primo e il secondo capitolo.
Il primo capitolo illustra l'idea del conflitto nella storia del pensiero soffermandosi su i diversi tipi di approccio al problema nell'etā contemporanea. E' << la riflessione sulla guerra e la pace >> a fondare la polemologia: lo studio della guerra con gli strumenti delle scienze sociali. Ha iniziato a praticarla Gaston Bouthoul (2).
La peace research degli anni '50 vede parecchi scienziati pacifisti dedicarsi all'argomento. Fra questi interessante č l'approccio di Johan Galtung (3); sulle sue idee gli autori si diffondono nel secondo capitolo.
Galtung introduce il concetto di 'violenza strutturale' la quale ha dinamiche diverse ma effetti analoghi a quelli della violenza diretta.
Spiegano i due ricercatori che : << si puo' individuare la quantita' di violenza strutturale insita nella distribuzione ineguale di risorse come il cibo o le cure mediche ( per esempio in termini di anni di vita vissuti)>>(4)

La teoria di Galtung si esprime come teoria dei bisogni fondamentali.
La negazione di questi bisogni origina i conflitti. L'analisi dei bisogni fondamentali appare in vari studi della peace research.
Esistono:

bisogni relativi alla sopravvivenza materiale:
bisogno di sicurezza ( negata dalla violenza diretta) e bisogno di benessere ( che riguarda la produzione e riproduzione dell'esistenza, negata dalla violenza strutturale)
bisogni non-materiali :
<< bisogni relativi all'identità, come il senso di appartenenza a una comunità con legami affettivi forti, e la dignità e stima del sè, definibile come il bisogno di realizzare il senso della propria esistenza individuale.
Tra i bisogni relazionali, individuiamo anzitutto l'autonomia, intesa come capacità di assumere decisioni e soddisfare bisogni in maniera indipendente da attori esterni.
Il bisogno di autonomia si trova in relazione sia con le classi di bisogni materiali (sicurezza e benessere), sia con il bisogno di autorealizzazione, inteso come 'libertà di' determinare e perseguire i propri scopi>> (5)

E' necessario, per proseguire il discorso, fare riferimento al conflitto della Nato contro la Serbia per riaffermare i diritti umani della parte albanese del Kosovo. E' questa guerra balcanica, la prima dopo la seconda guerra mondiale. E' nel 1941 che, in pieno conflitto, USA e Gran Bretagna ribadiscono nella Carta Atlantica, per la prima volta, i punti ideali di un esteso programma di difesa dei diritti umani calpestati dalla guerra e dalle dittature. Invece le motivazioni politiche dell'intervento americano prossimo in Kosovo le leggiamo fra i tanti interventi e comunicati emessi dagli USA in un'intervista rilasciata a Limes dall'ambasciatore americano a Bruxelles nel 1998. All'interno di queste risposte è possibile leggere gli orientamenti futuri degli USA e lo stagliarsi di motivazioni ideali mescolate a scelte di altro carattere come il ripetuto accenno alla Macedonia, unico stato della Federazione jugoslava a garantire il programma ideale degli USA.

Come è noto quando gli USA intervennero direttamente nel conflitto bombardando la Serbia la motivarono come una guerra in difesa dei diritti umani e coniarono l'espressione di 'guerra etica' . Chi si č scontrato contro questa guerra ha manifestato anzitutto dissenso di fronte a quello che č stato interpretato un motivo di copertura, e una conseguente reazione incongruente ai fini umanitari che si proponeva. Da parte di alcune donne, fra le quali la sottoscritta, la dissociazione dalla guerra in corso assunse una curvatura critica verso la teoria dei diritti umani

Nonostante esista una formulazione femminile dei diritti, questi diritti universali a difesa dei bisogni fondamentali, presentano una coniugazione che ignora la differenza sessuale.

Il pensiero della differenza sessuale- come spiega Lia Cigarini in La Politica del desiderio, Pratiche, 1998 - è anzitutto una pratica politica e una presa di coscienza delle donne che non intendono vedere il mondo come gli uomini. Di conseguenza non ha significati possibili pensare i diritti delle donne assimilandoli a quelli maschili, le donne pensano in proprio e hanno una visione della realtà che va individuata nella sua eccentricità rispetto a quella degli uomini. Oltre a questa idea di massima c' è una conduzione della vita materiale che in quanto detto a proposito dei bisogni evidenzia la presenza della differenza.
Diritto al cibo sarebbe ugualmente riferibile a una donna con o senza figli e a un uomo con o senza figli.
Diritto all'identitā quindi alla libertā e all'autonomia riguarderebbe allo stesso modo un uomo e una donna.
In realtā non č cosi' se si va a guardare la individualitā dei soggetti e quindi non si può pretendere di fare discendere i comportamenti aggressivi o quelli per la costruzione della pace dai bisogni di questi.
Le donne sono state protagoniste di alcuni scioperi e non lo sono state di altri. Il rapporto con il cibo per le donne che si occupano della famiglia e dell'allevare i figli spinge a comportamenti riconoscibili storicamente. Le esigenze degli uomini e delle donne sono sicuramente differenti - non solo per una questione di differenza biologica. Se questa differenza č spostata sulla linea culturale, sociale e sulla costruzione storica del genere lungo l'arco del tempo, essa crea una sequela di contraddizioni che distingue maschi e femmine. Dal punto di vista degli studi storici sta diventando impensabile la visione universalistica della realtà e della storia che non dia conto della differenza femminile o di genere. Un risultato della ricerca ottenuto soprattutto grazie all'impegno della storiografia assunta in prima persona dalle donne. Quindi i bisogni sono maschili e femminili prima di tutto perchč vengono nominati in questo modo e correlati fra di loro in base all'idea di differenza. Un principio guadagnato dalla pratica viva del mondo che non si puo' fare saltare quando occorre che ci siano schieramenti universalistici e generici.

Le donne si puo' dire che abitano il tempo della pace e della guerra con molti tratti in comune. Le donne di Rosenstrasse, per esempio. Sono quelle mogli di ebrei deportati nel 1943 che portarono avanti la protesta a Rosenstrasse. (cfr. Nina Schroder, Le donne che sconfissero Hitler, Pratche, 2002).

E' uscito ultimamente un film di Margarete Von Trotta su Rosenstrasse. Straordinario fu che in questa unica protesta pubblica contro la dittatura nazista protagoniste furono le donne e che inoltre invece di essere deportate riebbero i mariti e i figli. Le donne in quella occasione si comportarono facendo l'unica cosa che a loro sembrava giusta e naturale, richiesero a viva voce i loro mariti. Adesso sono in molti a chiedersi se qualcosa era possibile fare in quel periodo. I diritti universali non ce li deve insegnare nessuno, quindi, sono una parte della pratica quotidiana delle donne e se non si guarda alla differenza sessuale sfuggono come la storia delle donne di Rosenstrasse che solo nel 1998 sono riemerse alla coscienza e alla memoria storica.