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Politiche
fra donne: Cittadinanza e Relazioni
La posizione di
molte storiche contemporanee lega la scena pubblica e l'affacciarsi
su di essa delle donne, agli effetti riusciti del concetto di cittadinanza.
Questa posizione tende a spostare il senso dell'agire politico sul piano
istituzionale
Altre posizioni politiche, come quella della Libreria delle Donne di
Milano, vede lo scena pubblica in maniera decisamente piu' ampia e non
immediatamente coincidente con la scena istituzionale. Posizione rafforzata
dalla constatazione che le donne agiscono in politica soprattutto dove
esistono spazi di relazione, anche a livello istituzionale come per
esempio negli enti pubblici tipo le amministrazioni comunali.
Secondo Lia Cigarini,
(21) una delle piu' acute e tempestive interpreti della 'scuola'
milanese, per le donne la politica maschile non è interessante e la
visione del mondo che le spinge all'agire politico non coincide con
quella degli uomini. Come per gli operai, i meccanismi di potere della
politica possono creare un estraniamento e un'alienazione degli effettivi
interessi femminili.
Sul rapporto fra sfera pubblica e vita privata da cui emerge il concetto
di 'mondo comune' si veda Hannah Arendt ''Vita activa'' (22)
<< Solo dove le cose possono essere viste da molti in una varietà di
aspetti senza che sia cambiata la loro identità, così che quelli che
sono radunati intorno a esse sanno di vedere la stessa cosa pur in una
totale diversità, la realtà del mondo puo' apparire certa e sicura>>
.Arendt teorizza la centralità della vita pubblica contro quella privata
anche per i motivi esposti. Il Mondo comune è politica che salva dall'alienazione
dei totalitarismi, composti da finti collettivi dove ognuno è in realtà
solo. Il mondo comune e politico della vita pubblica non mi pare coincidere
con quello istituzionale rispetto al quale H.Arendt denuncia piuttosto
la professionalità che estranea i soggetti.
Annarita Buttafuoco, storica, fondatrice della Scuola estiva
di storia delle donne e di altre iniziative a favore della ricerca storica
di genere diversamente scrive che la questione relativa alla 'scena
pubblica':
<<è un tema centrale nella storia del pensiero politico delle donne
stesse, proprio a partire dalla Rivoluzione Francese, dal momento cioè
in cui, nel mondo occidentale, si struttura nuovo rapporto tra individui
e Stato e, quindi, definiscono i caratteri 'cittadino'. >
La costituzione francese del 1791, nonostante l'appello ai diritti universali
proclamati solennemente nell'agosto del 1789, definiva il cittadino
sulla base di requisiti quali la maggiore età, il reddito, la capacità
di portare le armi, l'autonomia personale, vale a dire l'indipendenza
economica e giuridica: fin dalla prima formulazione, dunque, il requisito
di fondo è quello dell'appartenenza al sesso maschile.
Le donne, infatti, possono avere l'età prevista, disporre di reddito
adeguato e persino portare le armi ( finchè la Francia è attaccata le
donne sono, non a caso, spinte a combattere, arruolandosi nell'esercito
rivoluzionario, per difendere la nazione) ma non sono autonome>>.
In nota la studiosa commenta a proposito della presenza delle donne
nell'esercito << Salvo poi esserne espulse, comprese quelle che avevano
raggiunto il grado di generale per il loro eroismo: si veda, per le
richieste di pensione, da parte delle reduci che raccontano le proprie
gesta gli Archives Parlementaires , vol.69, 6 juin 1794 e ss.
Un testo invecchiato, ma ancora utile per i dati che fornisce Marc De
Villiers, Histoire des clubs des femmes et des légions d'amazones, Paris,Plon,
1910.
Si veda anche L.Hennet, Une femme - soldat. Anne - Francoise -Pélagie
Dulierre, in <<Annales Revolutionnaires>>,1908, pp.610-621;
Rudolf Dekker, Republican Heroines: Cross-Dressing Women in the French
Revolution Armies in <<History of European
Ideas>>,3, 1989,pp. 353-363.
Sulla piu' nota, tra le 'amazzoni', Elisabeth Roudinesco, Théroigne
de Méricourt. Une femme mélancolique sous la Révolution,Paris, Seuil,1989>>
(23)
La posizione che
mira alla cittadinanza impone alle donne un percorso che, dal punto
di vista della critica alla guerra, non è lineare.
E' difficile condividere l'idea di nazione cosi' come si è storicamente
proposta, domandare alle donne di continuare a sostenerla con la partecipazione
attiva e sottintendere l'impegno verso la pace.
Più agibile
è un impegno come quello proposto dalla Libreria delle Donne di Milano
che individua l'agire politico nelle relazioni e apre alla scena pubblica
una molteplicità di presenze, culturali e sociali che non coincidono
con lo spazio istituzionale in senso stretto e univoco.
Da questa posizione viene definita una condotta che si propone tendenzialmente
'esterna' alle istituzioni luoghi nei quali si decidono i conflitti.
Occorre tuttavia avere chiara la presenza femminile nei conflitti per
non incorrere nell'esaltazione di una femminilità tutta pacifista e
di una mascolinità a essa opposta e guerrafondaia.
Un
po' di storia delle donne in guerra
Per approfondire
questo punto di vista bisogna interrogarsi su come si rappresentavano
gli avvenimenti le donne che partecipavano alla guerra e quale scollamento
c'è rispetto a altre rappresentazioni .
Prendo a riferimento: Regula Engel, Memorie di un'amazzone in epoca
napoleonica (24)
Regula si sposa
giovanissima con un ufficiale svizzero che dopo la Rivoluzione Francese
passa alle dipendenze dell'esercito napoleonico. Entrambi resteranno
fedelissimi all'imperatore e così i figli sopravvissuti dei ben 21 parti.
Due gemelli seguiranno Napoleone a Sant'Elena mentre altri due figli
con un cognato moriranno nella battaglia di Marengo. Regula segue il
marito nei numerosissimi spostamenti dell'esercito napoleonico. E stata
presente a tutte le grandi battaglie dalla baia di Abukir alla battaglia
di Jena . Di questi eventi ha una visione ordinaria e silenziosa. Non
spetta a lei renderne testimonianza, dice. Pero' ricostruisce puntualmente,
con qualche piccolo errore anni, tappe, eventi puntualmente intercalati
dalle sue gravidanze. Sono figli e figlie destinate all'esercito che
lascia a parenti e amici dopo lo svezzamento per ripartire al seguito
del marito. In Regula non sembrano esserci dubbi sul senso degli avvenimenti.
I nemici sono cattivi e questo basta. Ma in tanta semplicità e puntuale
dedizione alle sorti della guerra di cui dichiara fin dalle prime pagine
la terribile tragedia per lo svolgimento di una vita serena fa anche
capolino una partecipata estraneità che getta un significato quasi implicito
e scontato su quanto puo' provare un donna in guerra . La scena della
guerra e' alla lettera un teatro sul quale si esercita una partecipazione
recitata 'costruita' . E' la stessa volontà che anima la biografia di
Regula: raccontare i fatti tralasciando il giudizio che non compete
alla sua posizione, l'eroina di questi tempi abbraccia il tutto semplicemente
standoci dentro. La borghesia sta veramente svolgendo la sua rivoluzione
se una donna puo' fare a meno di ideali e valori culturali per testimoniare
gli eventi che ha vissuto. Il teatro della guerra è quello che le è
stato dato in sorte e, per una donna, non e' poi tanto diverso da un
altro appartenente al tempo della pace. Sopra a tutto si erge la religione,
praticata di nascosto sotto la rivoluzione e poi ritornata ai fasti
pubblici con l'elezione di Napoleone. Ma una religione vale un'altra.
Infatti Regula finge di essere cattolica se nessuno le chiede se per
caso non sia protestante. E' tutto un teatro .La vita intima di Regula
rimane segreta e silenziosa e in questo spazio chiuso sparisce anche
il giudizio sugli avvenimenti, fatti vissuti che parecchi uomini d'arme
le avrebbero sicuramente invidiato. Questo spazio intimo della borghesia
al potere che acquista una dimensione privata nelle case e dietro le
spesse tende che isolano queste allo sguardo esterno, non ha ancora
recintato Regula, la quale e' curiosamente a metà fra due secoli. Come
risposta alla domanda che indirizza la ricerca si può dire che
Regula si rappresenta tutti gli avvenimenti infilati su di una identica
linea temporale. Anche l'Egitto non sembra averla sconvolta piu' del
normale. Allo sguardo di una donna ormai anziana non c'è piu' nulla
di eccezionale da ricordare se non la propria esistenza di donna.
Sulla esperienza
di una donna soldato nelle campagne napoleoniche
Nadezda Durova, Memorie del cavalier-pulzella (25).
Agli inizi del
XVII secolo una storia singolare:
Catalina
de Erauso, Storia della monaca alfiere scritta da lei medesima
(26)
È una cronistoria famosa scritta nel 1626 o 1625 dall'autrice che con
dovizia di particolari racconta la storia delle sue imprese cavalleresche.
L'obbiettivo dell'autrice è avere la pensione che otterrà da Ferdinando
IV di Spagna: una commenda in Messico. E' qui che si stabilirà sapiente
commerciante con il nome di Antonio de Erauso. Ho scoperto questo libricino
da una recensione di Bibi Tomasi. Catalina racconta la fuga dal convento
a 15 anni. Lasciato lo scapolare appeso a un chiodo rimane tre giorni
in un bosco dove si confeziona con una gonna un paio di brache, abbandona
la veste da novizia e raggiunge le città dei Paesi Baschi. Incominciano
le avventure di cappa e spada fino a che finisce per un mese ''ai ceppi''.
Allora si imbarca sulla nave di un suo zio per raggiungere Cartagena
delle Indie. E' questo uno dei tanti incontri 'famigliari' di Catalina
che addirittura ritrova il fratello in Perù e con grande dolore finirà
per ucciderlo, per sbaglio, in uno scontro. Catalina non viene riconosciuta
né dal fratello né dallo zio né da amici di famiglia. Ama le donne e
si comporta come un vero soldato che difende il suo onore rispondendo
a suon di spada o di coltello. Quando i genitori delle giovani vogliono
dargliele in moglie scappa. Tuttavia Antonio-Catalina accenna le dolcezze
dell'amore anche se il suo tono è distaccato abituato ai rapporti e
al gergo militare descrive azioni di battaglia con precisione e immediatezza.
Gesta senza grande gloria che appartengono a un mondo maschile aggressivo
dove bastava rifugiarsi in una chiesa per sfuggire alla giustizia. E'
lo stesso tono di Regula Engel che partecipò anche personalmente
a alcune battaglie.
E' la figlia del duca di Orleans che si sostituisce al padre - a suo
giudizio imbelle - nella presa di Orléans e nella difesa di Parigi nel
periodo della Fronda
Mlle
de Montpensier, Mémoires (27).
Sulle memorialiste
barocche in particolare su Madame de la Guette
e cenni a Mlle de Montpensier su Memoria il saggio di Daria Galateria
(28)
Sempre straordinaria
è la storia di Giovanna d'Arco rivisitata attraverso una
interpretazione di Margaret L.King nel contesto dell'intero capitolo
su <<Virgo et Virago>> delle donne del Rinascimento, con
pèarticolare riferimento a Cristine de Pisan e alla sua opera
dedicata alla Pulzella d'Orleans. (29).
Sulle esperienze
femminili (e maschili) contemporanee durante le guerre rimando alla
bibliografia femminile che riguarda la Shoa mentre segnalo George
L.Mosse, Le guerre mondiali, (30)
Irene Brin, pseudonimo di Maria Rossi, in ''Cose viste 1938,1939'',
uno dei volumi dove la iniziatrice del giornalismo colto e leggero,
pubblica i suoi articoli negli anni delle leggi razziali e del patto
d'Acciaio (31)
Donne al fronte (32) e' un' ampia raccolta di fotografie
- appartenenti all'archivio di 8.000 immagini della Croce Rossa - che
accompagna la storia delle infermiere della Croce rossa dalla guerra
russo-giapponese (1904-1905) alla formazione del corpo di infermiere
volontarie della Grande Guerra
I saggi sulla Prima guerra mondiale e la raccolta di testimonianze nelle
comunità ladine di Luciana Palla (33) e i diari pubblicati
delle donne profughe fra le testimonianze dal Museo della Guerra
di Rovereto (34)
Il saggio di E.Galli della Loggia 'Una guerra <<femminile>>
ipotesi sul mutamento dell'ideologia e dell'immaginario occidentali
tra il 1939 e il 1945, altri saggi nello stesso volume (35).
La ricerca di Marina Addis Saba 'Partigiane Tutte le donne della
Resistenza (36)
I saggi di Dianella Gagliani 'La Resistenza fu anche una 'guerra
femminista ?' (37), della stessa autrice ' Donne e armi. Il caso
della Repubblica Sociale Italiana ' (38) dove si esamina il caso
dell'arruolamento di ausiliarie volontarie nell'esercito
Sull'esperienza della lotta armata e delle Brigate Rosse : Ida Farè,
Franca Spirito , Mara e le altre (39) e Barbara Balzerani, Compagna
Luna (40)
Per le guerre balcaniche esiste una bibliografia di Marija
Mitrovic (41) distribuita nel corso tenuto alla Scuola Estiva
di Storia e Culture delle Donne di Siena - 1999 la quale rimanda anche
a Kossovo l'Italia in guerra nella rivista di geopolitica Limes.(42)
Non direttamente coinvolta nella guerra ma significativa testimonianza
dell'interventismo nella prima guerra mondiale oltre che di un importante
percorso artistico è la produzione futurista letteraria e artistica
di Benedetta Cappa, sposata Marinetti (43).
Gli studi contemporanei
in antropologia desituano il rapporto maschio- guerra in un luogo originario
e da tale interno i limiti dei due generi si confondono, esponendo -
proprio per questo rapporto di promiscuità ricercata - il senso della
differenza sessuale e alla possibilità di pensarla.
Barbara Ehrenreich (44)è un'autrice nota dagli anni '70 in Italia
per uno studio sulla stregoneria che incontro' i favori del pubblico
femminista. Così è la sua posizione in un recente saggio.
L'uomo cacciatore-affamato di carne che perlustra nuove terre e con
il bastone da scavo puntato, ci invita all'ingresso dei musei etnografici
alla luce dei nuovi studi , ma è un'invenzione improbabile.
L'antropologia apre una nuova scena alla preistoria degli esseri umani.
In questa la femmina, affiancata dalla prole che impara a conservare
il cibo raccolto, spartisce le ansie dell'essere preda con il maschio.
Il formarsi della ragione e l'uso delle abilità a essa connaturate nascono
da questa scena.
Gli studi di A. Gehlen (45) intrecciano il sentimento dell'angoscia
che coglie l'individuo all'uscita dalla caverna, preda dell'ignoto,
con la paura che riemerge per controllare la distruttività dandosi finalità
e progetti che costituiscono la difesa primaria per la sopravvivenza
di se' e della specie. Invece per l'autrice, che ha svolto la sua ricerca
su di un' ampia bibliografia, all'origine della sacralità della violenza
c'è la necessità di difendersi dall'aggressione dei grandi animali messa
in atto pero' dai due generi.
In campo antropologico un'opera ha suscitato notevoli consensi soprattutto
fra le donne è ''Il calice e la spada'' di Riane Eisler (46)
. Anche se ritengo che questo tipo di ricerca non sia affatto decisiva,
tuttavia permette di spiegare le posizioni del pacifismo femminile nella
misura in cui per alcune militanti questo tipo di studi dimostrerebbe
l'attaccamento naturale del sesso femminile al mondo pacifico dell'agricoltura
e delle cure materne.
In Italia è da
segnalare la ricerca di Elisabetta Donini (47) che si autodefinisce
una pacifista radicale.
Le sue analisi che si possono definire di storia delle idee offrono
molti spunti di riflessione anche per l'impegno militante con le Donne
in nero sui luoghi di conflitto. Dell' autrice esiste una bibliografia
sull'argomento distribuita nel corso tenuto alla Scuola estiva di Storia
e Culture delle Donne di Siena - 1999, fra gli altri libri segnalati
troviamo:
Birgit Brock-Utne, La pace è donna, Introduzione di E.Donini (48)
Codrignani Giancarla, Ecuba e le altre. La donna, il genere, la guerra
(49)
Bertha von Suttner, Giu' le armi ! Fuori la guerra dalla storia (50)
Id. Abbasso le armi !Storia di una vita (51)
Rosa Luxemburg, Militarismo, guerra e classe operaia (52)
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