Recensioni
Stralci
dall'Introduzione
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Luisa
Muraro, Le amiche di Dio. Scritti di mistica femminile,
(a cura di Clara Jourdan), M.D'Auria, Napoli, 2001
Feltrinelli,
2001
di
Donatella Massara
Le
amiche di Dio di Luisa Muraro è stato presentato a
giugno al Circolo della Rosa. Scritto con una chiarezza invidiabile
inoltra chi legge nella storia e nell'insegnamento della mistica
femminile. Sempre senza volerne avere l'intenzione, Luisa
dà parola a una storia altrimenti perduta.
Questa storia della mistica femminile è lontanissima
dal sussiego razionalista della filosofia maschile e lontana
oserei dire dall'interesse degli studi teologici. Questi -
fatte salve alcune eccezioni come Romana Guarnieri - non hanno
veduto la differenza femminile nè sanno come farne
una fonte di comunicazione. La scelta di mandare in stampa
saggi, articoli, pubblicati su riviste teologiche, oppure
su Il Manifesto, conferenze, interventi a convegni è
generosa. Infatti la mole delle conoscenze storiografiche
di Luisa nonostante fonti scarne di documentazione è
notevole. Attraverso queste comunicazioni siamo avvicinate
un po' per volta alla mistica. Nei primi saggi, quelli che
ho letto finora, si dedica al suo primo studio su Guglielma
la Boema. Dopo Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia femminista
(La Tartaruga) indagine sull'eresia guglielmita, l'interesse
per la mistica si fece in lei sempre più vivo, fino
alla conoscenza e allo studio di Margherita Porete la beghina
morta sul rogo autrice di Lo specchio delle anime semplici.
Oserei dire che la metodologia di Luisa per leggere queste
straordinarie figure è quella dell'accostamento. Una
filosofia dell'interpretazione che abbiamo imparato in Simone
Weil. Procedere per accostamenti permette di restituire un
senso a figure ricamate sulla scena storica con pochissimi
punti visibili. Guglielma non ha lasciato niente di scritto
e di lei sappiamo solamente quanto confessarono i suoi seguaci
al processo che li condannarono al rogo. Insieme a Maifreda
Pirovano, nobile imparentata con i Visconti, a Andrea Saramita,
un commerciante fedele alla santa donna, a altre figure appartenenti
al popolo minuto e a quello più colto, fu bruciata
anche la salma di Guglielma accolta alla sua morte nell'abbazia
dei Cistercensi di Chiaravalle. I benedettini le avevano addirittura
dedicato un altare.
E' in questi scorci che Luisa Muraro commenta con leggerezza
spostandosi fra un articolo e un convegno dove noi vediamo
la storia nel suo farsi: pieno di contraddizioni forse non
infinite ma intricate e, tanto più a noi lontane, difficili
a decodificare. Per darci a intendere la scena della storia
accosta la situazione della Milano del XIII secolo alla Milano
del dopo tangentopoli. Siamo nel 1992 e i milanesi hanno appena
scoperto che i loro governanti sono corrotti; così
vanno allo sbando, alle file litigano, in tram si azzuffano,
gli spazzini saltano i turni.
Guglielma
arriva dalla Boemia con un giovane figlio allorché
sulla città pende la sospensione (l'interdetto) degli
uffici religiosi; la città è allo sbando perché
in quel tempo la religione assolveva all'elaborazione del
simbolico del quale tutti noi abbiamo necessità. Guglielma
diventa un riferimento, la santa donna insegnava che la chiesa
poteva fare a meno dei sacramenti e che lei parlava essendo
<<il corpo dello Spirito Santo, che sono io stessa>>.
Guglielma precede Margherita ma in due punti sono accostate
nella dottrina: <<la superfluità della pratica
dei sacramenti e il rifiuto della sofferenza come via di salvezza,
entrambi collegati al suo essere donna>>.
Gli accostamenti
continuano fra Margherita, Lutero e Guglielma oppure Margherita,
Gioacchino da Fiore e altri mistici e mistiche. E' così
disegnata, davanti alla nostra consapevolezza, una religione,
una tensione verso il mondo con interpretazioni e seguaci.
Una religione intessuta di incredibili convinzioni come che
la chiesa cattolica era solo una piccola emanazione della
chiesa più vasta dove si sarebbero riconosciuti donne
e uomini di tutte le religioni.
Una religione fatta sparire e della quale le donne sono la
questione, perché <<la madre di tutte le questioni
poste dall'eresia guglielmita, è cioè la differenza
femminile come problema storico e storiografico>>.
Le amiche
di Dio di Luisa Muraro è stato presentato a giugno al
Circolo della Rosa. Scritto con una chiarezza invidiabile inoltra
chi legge nella storia e nell'insegnamento della mistica femminile.
Sempre senza volerne avere l'intenzione, Luisa dà parola
a una storia altrimenti perduta.
Questa storia della mistica femminile è lontanissima
dal sussiego razionalista della filosofia maschile e lontana
oserei dire dall'interesse degli studi teologici. Questi - fatte
salve alcune eccezioni come Romana Guarnieri - non hanno veduto
la differenza femminile nè sanno come farne una fonte
di comunicazione. La scelta di mandare in stampa saggi, articoli,
pubblicati su riviste teologiche, oppure su Il Manifesto, conferenze,
interventi a convegni è generosa. Infatti la mole delle
conoscenze storiografiche di Luisa nonostante fonti scarne di
documentazione è notevole. Attraverso queste comunicazioni
siamo avvicinate un po' per volta alla mistica. Nei primi saggi,
quelli che ho letto finora, si dedica al suo primo studio su
Guglielma la Boema. Dopo Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia
femminista (La Tartaruga) indagine sull'eresia guglielmita,
l'interesse per la mistica si fece in lei sempre più
vivo, fino alla conoscenza e allo studio di Margherita Porete
la beghina morta sul rogo autrice di Lo specchio delle anime
semplici.
Oserei dire che la metodologia di Luisa per leggere queste straordinarie
figure è quella dell'accostamento. Una filosofia dell'interpretazione
che abbiamo imparato in Simone Weil. Procedere per accostamenti
permette di restituire un senso a figure ricamate sulla scena
storica con pochissimi punti visibili. Guglielma non ha lasciato
niente di scritto e di lei sappiamo solamente quanto confessarono
i suoi seguaci al processo che li condannarono al rogo. Insieme
a Maifreda Pirovano, nobile imparentata con i Visconti, a Andrea
Saramita, un commerciante fedele alla santa donna, a altre figure
appartenenti al popolo minuto e a quello più colto, fu
bruciata anche la salma di Guglielma accolta alla sua morte
nell'abbazia dei Cistercensi di Chiaravalle. I benedettini le
avevano addirittura dedicato un altare.
E' in questi scorci che Luisa Muraro commenta con leggerezza
spostandosi fra un articolo e un convegno dove noi vediamo la
storia nel suo farsi: pieno di contraddizioni forse non infinite
ma intricate e, tanto più a noi lontane, difficili a
decodificare. Per darci a intendere la scena della storia accosta
la situazione della Milano del XIII secolo alla Milano del dopo
tangentopoli. Siamo nel 1992 e i milanesi hanno appena scoperto
che i loro governanti sono corrotti; così vanno allo
sbando, alle file litigano, in tram si azzuffano, gli spazzini
saltano i turni.
Guglielma
arriva dalla Boemia con un giovane figlio allorché
sulla città pende la sospensione (l'interdetto) degli
uffici religiosi; la città è allo sbando perché
in quel tempo la religione assolveva all'elaborazione del
simbolico del quale tutti noi abbiamo necessità. Guglielma
diventa un riferimento, la santa donna insegnava che la chiesa
poteva fare a meno dei sacramenti e che lei parlava essendo
<<il corpo dello Spirito Santo, che sono io stessa>>.
Guglielma precede Margherita ma in due punti sono accostate
nella dottrina: <<la superfluità della pratica
dei sacramenti e il rifiuto della sofferenza come via di salvezza,
entrambi collegati al suo essere donna>>.
Gli accostamenti
continuano fra Margherita, Lutero e Guglielma oppure Margherita,
Gioacchino da Fiore e altri mistici e mistiche. E' così
disegnata, davanti alla nostra consapevolezza, una religione,
una tensione verso il mondo con interpretazioni e seguaci.
Una religione intessuta di incredibili convinzioni come che
la chiesa cattolica era solo una piccola emanazione della
chiesa più vasta dove si sarebbero riconosciuti donne
e uomini di tutte le religioni.
Una religione fatta sparire e della quale le donne sono la
questione, perché <<la madre di tutte le questioni
poste dall'eresia guglielmita, è cioè la differenza
femminile come problema storico e storiografico>>.
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