Donne e conoscenza storica  

Libri scoperti e riscoperti

Recensioni

Filippini Lera Enrica, Lea Cavarra Mara, ...i fiori di lillà quel giorno. Una storia piccola, Modena, Istituto storico della Resistenza, 1995

Maistrello Federico, Cronaca di una deportazione. Maria Sara Rosenthal, vedova Bohm. Conegliano - Auschwitz, Treviso, Istresco, 1996.

di Donatella Massara

Se la storia delle donne non smette mai di attrarmi, so che questo interesse è anzitutto definito dalle relazioni fra donne. Questi legami femminili che cadono letteralmente fuori da ogni spazio normativo, che sia quello dei codici giuridici o letterari o sociali, spiazzano in continuazione la lettura della storia dove cerca di stabilizzarsi sui significati comunemente condivisi almeno dalle maggioranze.
Allo stesso tempo queste relazioni che non hanno regimi, eserciti, patti istituiti o segreti non scalfiscono i segni dei destini femminili; benchè anche questi non assegnabili a significati eterni e univoci. Quando i destini femminili sono trasformati dalle relazioni fra donne è bene scriverlo a chiare lettere, tuttavia è anche bene sapere che senza questo sapere dei rapporti fra donne che riceviamo e trasmettiamo da donna a donna, di madre in figlia, anche le relazioni che modificano l'esistenza femminile possono stare in un vuoto esasperato dalla parzialità e dalle codificazioni sociali.

Nei libri che ho citato in apertura hanno vivamente suscitato il mio interesse le vicende che raccontano.
In esse spiccano le relazioni femminili. In mezzo alla tragedia della deportazione nel caso della sig.a Rosenthal ci confrontiamo con i documenti rimasti e con l'attenzione che a lei hanno dedicato autrici e autori della ricerca. E ancora ritroviamo la vivezza di queste relazioni nel racconto e nelle testimonianze delle lettere della sig.a Enrica Filippini Lera e della amica che l'ha intervistata e ne ha curato il volume di pubblicazione.

Questi libri appartengono alla storia delle Donne della Shoah e sono piccoli testi preziosi di difficile reperibilità pubblicati grazie alla volontà di chi li ha scritti e alle edizioni degli Istituti storici della Resistenza.

Il primo caso è affrontato sotto due punti di vista: il racconto nonchè l'analisi dei documenti d'archivio e la riscrittura di una insegnante che racconta di nuovo la storia della sig.a Rosenthal immaginando di essere lei medesima che scrive per lasciare una lettera alle giovani generazioni.
La sig.a Rosenthal che come si deduce dal cognome era un'ebrea, di Conegliano, mentre i nazisti hanno occupato il nord riesce a nascondersi in un Casa di cura. Il merito di questo riparo è di un'amica di una ventina d'anni più giovane, direttrice della Casa di Cura e segretaria della locale sezione del Fascio. Per strano che possa sembrare la direttrice fascista si batterà per l'amica fino alla minaccia dei nazisti di fucilarla.
La sig.a Bohm verrà deportata tuttavia perché scovata dal nascondiglio dove era stata nascosta sotto un altro nome e quindi denunciata. I documenti che conservano questa vicenda accompagnano gli atti del processo intentato, a guerra finita, ai due fascisti che la denunciarono. Questi individui erano noti per il loro truce mestiere: denunciare gli ebrei ai nazisti, attività che nel caso della sig.a Bohm era resa ai due con 5.000 lire.
E' stato ravvisato dalla sentenza del giudice l' accanimento fascista verso la signora, così accuratamente protetta dalla sua amica fascista che solo lei ne conosceva il vero nome all'interno della Casa di Cura. Purtroppo era stata proprio la signora ebrea a denunciars,i involontariamente. Durante un periodo di rifugio in seguito ai bombardamenti aveva confidato il suo vero cognome allo stesso fascista e alla sua famiglia mentre condividevano con lei il riparo. L'insegnante che alla fine del volume racconta la storia in forma di lettera dà un'interpretazione di questa terribile debolezza in cui era caduta la sig.a Rosenthal e ci dice che aveva avuto bisogno per un attimo di sentirsi compresa e compatita.

Il secondo caso è presentato in una assai delicata introduzione della storica amica della sig.a Filippini Lera. Lei per tutti questi anni ha tenuta per sé la storia della prigionia. Ne aveva riparlato in un articolo sull'Unità in occasione della commemorazione delle Fosse Ardeatine.
Inseme all'amica e cugina Vera Michelin-Salomon, Enrica Filippini Lera condivideva la cella con altre donne nel periodo precedente alla deportazione in Germania dalla quale entrambe usciranno a guerra finita. Sono imprigionate nei giorni della rappresaglia nazista contro l'attentato di via Rasella e nella quale morirà fra i primi l'amico Paolo Pietrucci, incarcerato come loro e che come le due donne, Jaime Pintor e altri, fra i quali Paolo Buffa, prossimo marito della protagonista, faceva parte di un piccolo nucleo di amici attivo nella propaganda antinazista. Appartenenti all'ambiente protestante valdese, i giovani costituiscono una delle cellule del P.C.I clandestino.

Nel volume sono pubblicate le lettere che Enrica e Vera scrissero specie la prima al padre, (la madre, pianista come lei, era morta anni prima). Accompagnano le lettere alcuni biglietti clandestini e le relazioni sugli episodi in cui era stata coinvolta e che l'avevano resa testimone degli arresti di Regina Coeli che porteranno nell'eccidio delle Fosse Ardeatine

E' in questi contesti che emerge la viva vita di relazione fra queste donne e i forti legami che le tenevano unite. In quella che la sig.Filippini Lera ha conservato per anni come una 'piccola storia' vediamo i legami di mutua solidarietà; per esempio è Enrica Filippini Lera che si accollerà il possesso e l'occultamento della rivoltella nascosta nella farina e trovata fra le mani della cugina mentre tentava di farla sparire. Inoltre sono belle da leggere queste lettere dove la sig.a Filippini poco più che ventenne si ispira all'amore e alla bellezza della vita dove tutto si riaggiusta e dove si nascondono nella tragedia piccoli fiori di speranza e di razionalità. Lettere dove le condizioni delle celle sono allietate dalle canzoni, dai pacchi che arrivano dal padre e dove c'è il tedesco 'gentile' che fa incontrare i due fidanzati Enrica e Paolo.

Non importa niente giudicare se questi siano episodi grandi, piccoli, eroici o che altro. Io so che parlano di una relazionalità femminile che di solito non sappiamo dove collocare così abituate come siamo a vedere la storia patria, la storia di chi vince e di chi perde. Al contrario queste sono vicende che veramente mostrano una storia non necessariamente né del tutto diversa dall'altra, ma ricca di legami e consonanze sicuramente inaspettate, e sulle quali meriterebbe rilevare lo spazio di significato che raccontano.