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Le vincitrici del
Festival Gran Premio della Giuria sono per il miglior lungometraggio:
Rachida
di Yamina Bachir-Chouikh, Algeria, 2002. Il film è stato premiato
anche in considerazione del suo essere un'opera prima, caratteristica
tanto più interessante se si pensa che Yamina è nata nel
1954. Il film mette in risalto la relazione fra le donne, in questo
caso la madre e la figlia, con particolare vivezza. Rachida è
una maestra e non rinuncerebbe tanto facilmente al suo lavoro di cui
è molto orgogliosa. Alcuni fondamentalisti vorrebbero obbligarla
a lasciare una bomba nascosta in una valigetta dentro alla scuola, lei
si rifiutano, le sparano, sopravvive. Lascia così Algeri con
sua madre, una donna divorziata. Dove si rifugiano Rachida ritrova,
grazie all'amore per la vita, per il lavoro e al conforto della madre,
il coraggio di uscire di casa e di affontare una nuova situazione, dove,
inoltre esistono i fondamentalisti che agiscono nei momenti di riunione
collettiva con il terrore e la violenza. Il film termina con il ritorno
di Rachida in classe dopo l'ennesima devastazione, allieve e allievi
sono tornati sui banchi di scuola: lei è ancora viva. Rachida
è anche una celebrazione in chiave epica delle insegnanti che
sono cadute vittime del terrorismo algerino.
In Une femme taxi a Sidi Bel-Abbès, Algeria-Belgio 2000
regia e soggetto: Belkacem Hadjadj, documentario visto a Milano a Filmaker,
c'è una parte dedicata alle maestre uccise mentre raggiungevano
la loro scuola vicina a Sidi Bel-Abbès.
Rachida dimostra la grande vitalità della regia
femminile nei paesi non occidentali, una tensione tutta spesa sulla
presenza e la speranza che la comunità ripone nelle donne, soprattutto
quelle più giovani; è una qualità che ho notato
anche nei film di Sguardi Altrove sul Medioriente, dove le registe ele
donne più anziane consegnano alle altre l' attesa di una modificazione
politica che riguardi le donne e in generale la situazione di oggi.
per
il miglior cortometraggio:
Histoire
de tresses di Jacqueline Kalimunda, Ruanda.
Il film è stato girato con pochissimi soldi e spesso con il contributo
volontario e gratuito di amiche e amici, come ha detto alla consegna
del premio la regista molto felice della somma che le è stata
consegnata. Piuttosto originale la trama incanta per il contrasto che
stabilisce fra il mondo dove è girato, la metropoli europea,
Parigi, e i desideri che corrono nelle donne che vanno a farsi intrecciare
i capelli. La protagonista vive quasi sempre chiusa in casa con uno
dei suoi figli impegnata a intrecciare i capelli delle donne nere che
vanno a cercarla per la sua grande abilità. Una donna più
giovane che abita sopra di lei sta cercando una tresseuse e non sa che
c'è lei che abita nella sua casa, proprio al piano di sotto.
Per la giovane è una scelta importante: i capelli intrecciati
sono un ritorno alla sua terra, non si era accorta di avere proprio
in casa propria la migliore originatrice di simboli di appartenenza.
Come una madre la tresseuse dà felicità e origine culturale
uniti insieme.
hanno
inoltre ricevuto premi e menzioni:
Napoli
centrale video di Bouchra Khalili, Marocco, 2002 una persona gira
per le strade di Napoli di notte, la videocamera è nell'auto
e le immagini scorrono senza mai fermarsi su niente; il commento fa
parlare uno sguardo che vede le cose senza averne la famigliarità
e l'abitudine e che nello stesso tempo le conosce, le osserva ele giudica.
Contes
crueles de la guerre cortometraggio di Ibea Atondi e Karim Miskè,
Congo, 2002. La regista è una donna giovane. Le prime
scene le ha girate nel cimitero dove è sepolto il guerriero,
suo amico, che l'ha condotta a ricomporre le fila della appena finita
guerra congolese anche fra i residui nascosti della formazione Cobra,
una delle più terribili e sanguinarie fra i gruppi che hanno
combattuto nella guerra delle etnie. Le testimonianze hanno un tema
comune, è la crudeltà di questa guerra, droga e assassinio
sono confusi in una perdita di sè e dei confini fra l'io e gli
altri che accomuna le esperienze raccontate. Una guerra che rivela i
suoi lati ancora temibili per quello che ha lasciato irrisolto sul terreno;
c'è l'impossibilità di tornare alla vita normale, alla
civiltà, come racconta una ragazzina che ha ripreso a frequentare
le scuole superiori dove i suoi compagni sono abbrutiti e violenti;
ci sono le vendette insanabili, il guerrirero guida è stato ucciso
subito dopo il film, una morte annunciata per vendicarsi della crudeltà
subita durante la guerra. Lo sguardo femminile non nasconde l'orgoglio
di sapere affrontare gli uomini indagando sulla loro 'follia' e le paure
che li accomunano alle donne, ai bambini, agli anziani a chi è
vittima e non artefice.
Salaam Sudan cortometraggio di Ishraga Lloyd,
Inghilterra/Sudan,
200. E' il ritorno della regista in compagnia del marito inglese nella
terra di suo padre: il Sudan. Figlia di un'inglese e di un nero, morto
che lei aveva pochi anni, sono 25 anni che è cittadina inglese.
Quasi commovente è l'accoglienza della famiglia che li riceve
in aereoporto, la bravura della regista coinvolge sui particolari piu'
intimi e inaspettati delle case, sulla vicenda strettamente personale
che rimanda alla morte del padre durante un incidente d'auto in compagnia
di un fratello. E' un film alla lettera di autocoscienza femminile dove
il riincontro, i volti delle persone, i gesti che si scambiano appaiono
nella loro semplicità densi di evocazioni e capaci di trasferire
in chi guarda i sentimenti che coinvolgono la protagonista e la famiglia.
Con l'esatta particolarità dei documentari riesce a raccontare
le emozioni e a incuriosire facendo trasparire i pensieri e le riflessioni
che avvengono nella mente di una donna europea a confronto con le sue
non poi tanto lontane origini in un altro continente.
The
sky in her eyes di Ouita Smit, Madida Nacayiyana, Sudafrica, 2002
13° Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag. 64:
<<La solitudine e l'isolamento di una bambina allontanata da tutti.
Sul pavimento della capanna la madre sta morendo di Aids. Gli occhi
rivolti al cielo, la piccola riuscirà con l'aiuto di un amico
a far volare in alto un aquilone>>
Tutti
i film a regia femminile
SexualMENtality
di Palesa Letlaka-Nkosi, Beatur Baker, Asivhanazi "Asi"
Mathaba, Sudafrica, 2001. Sono tre interviste che due
registe e un regista rivolgono a tre ragazzi, due neri e un bianco;
il titolo sintetizza gli spunti di riferimento: il sesso e la
mentalità maschile. I ragazzi confermano che il sesso con le
ragazze è stato per anni un modo per essere simile agli altri
maschi e non essere sottovalutato. Tutti riconoscono il grosso cambiamento
avvenuto nella loro esistenza dopo momenti traumatici, per uno la possibile
gravidanza di un'amica a sedici anni quando tutta la famiglia si aspetta
la fine della scuola e l'iscrizione all'università, per l'altro
due anni di galera per stupro (verso la ex-fidanzata), e infine per
il terzo la perdita di fiducia della madre dopo che gli si è
confessato l'abuso di droghe in discoteca e quello che consegue. Dopo
tutto ciò i tre ragazzi sono molto più cauti nelle esperienze
sessuali e sono alla ricerca di rapporti veramente serie e affettuosi
verso le ragazze.
Mere Courage di Suzanne Kourouma Sanou, Burkina
Faso, 2002 Il documentario descrive la storia di un'insegnante
malata di
Aids contratta attraverso il marito morto anni prima. Il coraggio
di Sonia che ha tre bambini dopo averne perso un altro, sta non solo
nell'impegno per allevare i suoi figli, per arrotondare lo stipendio
della scuola ma anche nella cura che dedica ai bambini orfani di genitori
morti per la stessa malattia. E' l'associazione "Vie positive"
che accoglie le persone malate insieme a professioniste e esperti della
salute a andare incontro ai bisogni materiali e alle diffidenze e risentimenti
che si sollevano intorno a malate e malati.
Les femmes du rail di Chantal Djèdjè,
Senegal, 2002 E' un documentario dedicato alle donne, un omaggio,
come dice la canzone finale. Sono donne vincenti queste che raccontano
i disagi dei giorni di viaggio sulla Dakar-Bamako, la fiducia e la soddisfazione
nel loro lavoro; sono le commercianti che con i loro traffici di acquisto
e rivendita di stoffe, monili, generi alimentari nei grandi mercati
fra Senegal e Mali mantengono le famiglie. Sono donne libere che viaggiano
sole e fanno nascere preziose amicizie femminili che ritrovano fra un
viaggio e l'altro.
Ko bongisa mutu di Claude Haffner, Francia 13°
Festival Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003)
pag.95:<<Una giornata in un salone di bellezza africano di una
città occidentale. La regista incontra in strada un uomo che
fa pubblicità al lovale e si lascia convincere a entrarvi, per
immergersi in un "altro mondo". Era da bambina che
non le capitava. Ritrova così un modo diverso di vivere il tempo,
negli spazi di un salone che si aprono alla memoria, dove ci si fa fare
capelli afro alla moda e si guardano video, dove il lavoro viene interrotto
dalla pausa pranzo con cibi tradizionali da consumare sul posto o dalle
telefonate ... E alla fine la regista esce dal salone con i capelli
rifatti, già nel buio della sera, allontanandosi lungo la strada.>>
Bessie Head a soul divided di Emily
Mokoena-Mati, Sudafarica, 2002 13° Festival Cinema Africano
Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag.83:<< Il video,
usando musica e testi originali, basato sulle lettere di
Bessie Head, con danze e performances, rievoca la vita e il lavoro della
scrittrice sudafricana. Nata nel Sudafrica dell'apartheid nel
1937 da una donna bianca e da un nero, questa scrittrice dotata di enorme
talento in seguito si trasferì in Botswana, dove scrisse i suoi
romanzi più famosi, affrontando e vincendo con
coraggio le sfide che le si ponevano davanti. Questo video la celebra
con sguardo originale. Tra i suoi lavori, anche tradotti in italiano,
Una questione di potere e La donna dei tesori.>>
Leny Escudero, faim de mots di Mariette Monpierre,
Francia/Guadalupa, 2002 Con un sapiente uso della videocamera
la regista riprende il suo testimone, un cantante spagnolo, figlio di
rifugiati politici emigrati in Francia. Racconta del suo desiderio di
imparare la lingua francese benissimo per stare in una terra di gente
ostile e razzista verso gli stranieri. Allo stesso tempo Leny ricorda
che adolescente abitualmente rubava i libri in un negozio parigino,
quando il libraio lo scopre, si accorge anche che il ragazzino leggeva
i libri che rubava, per punirlo lo obbliga a imparare il gioco degli
scacchi e giocare con lui e si offre di prestagli i volumi della vetrina
perchè li legga.
Voices across the fence di Andy Spiz, Sudafrica,
2002 Festival Cinema Africano Milano (editrice Il castoro,
Milano, 2003) pag.115:<< La guerra civile in Mozambico è
stata segnata dall'esodo di una moltitudine di rifugiati in Sudafrica,
persone che hanno raggiunto la loro destinazione attraverso il Kruger
National Park e scavalcando le reti di filo spinato. Il regista e la
troupe hanno dato la possibilità ad alcune famiglie
divise di usare il video come forma di lettera da inviare ai parenti
lontani, creando in questo modo una fitta corrispondenza per immagini.>>
Fuori
concorso
Ashikat
el cinema di
Marianne Khoury, Egitto,
2002 Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag
123 <<Lavoro
di ricerca in due parti di un'ora ciascuna sulle pioniere del cinema
egiziano degli anni Venti e Trenta: Aziza Amir, Fatma Roushdi, Behidja
Hefez, Amina Mohamed, Assia e Mary Queenie. Interviste, "finti
incontri", didattici (con il critico Samir Farid), immagini d'epoca,
testimonianze (anche del regista Youssef Chahine), frammenti di film
per un viaggio in un'epoca appassionante della più importante
cinematografia del mondo arabo>>
Bedwin Hacker di
Nadia El Fani, Tunisia,
2002 Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag. 127<<Kalthoum,
genio dell'informatica, piratessa del cyberspazio, dalla sua postazione
sperduta nel deserto
tunisino
riesce a interferire con i canali televisivi europei che trasmettono
la coppa d'Europa. In Francia presso i servizi di sorveglianza telematica,
si scatena la caccia all'hacker. Ma Khaltoum non si arrende e continua
a tempestare gli schermi con i suoi testi in arabo ... Noi non siamo
dei miraggi! La sua firma un piccolo dromedario irriverente dal nome
Bedwin hacker, il pirata beduino>>
Duka's dilemma di
Jean Lydall e Kaira Strecher, Etiopia,
2001 Questo
documentario è interessantissimo per lo sguardo con il quale
questa coppia regista è riuscita a fare parlare la vita intima
di una famiglia etiope che vive in campagna ai bordi del deserto. Madre,
padre alcuni figli, una suocera, una nuova moglie. La protagonista è
Duka, la prima moglie, bellissima trentenne vestita di pelle di antilope,
conchiglie, come una guerriera. E' lei che scopre davanti alla telecamera
i sentimenti di sofferenza che le suscita la nuova moglie, una ragazzina
irrispettosa. Sentiamo anche le parole della donna anziana, levatrice
esperta, massaggiatrice e conoscitrice delle erbe. Fatica pure lei nel
gruppo delle giovani che vorrebbero tenerla lontana, mentre con sua
grande soddisfazione scoprono di non avere la sua competenza e hanno
bisogno di lei. Nonostante le durissime condizioni di vita sono questi
i problemi del gruppo che oltre lo sguardo etnologico la coppia regista
riece a mettere in discorso. Finalmente anche la giovane dà alla
luce un bambino. Una nascita straordinaria avviene davanti ai nostri
occhi, nonostante tutto ancora stupiti: in mezzo alla terra bianca del
deserto come si svolge tutta la vita indigena, nasce un bambino e come
gli altri e e le altre riuscirà a sopravvivere in mezzo a questa
primitiva contemporaneità.
L'Horizon perdu di
Laila Marrakchi, Francia/Marocco,
2000 Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag.141
<<
Un Marocco a due velocità, quello di chi è disposto a
fuggire per cercare un'altra vita, e quello di chi resta per costruire
a casa propria qualcosa di diverso e migliore. Abdesalem decide di attraversare
il Mediterraneo, ma durante il viaggio emerge il ricordo della ragazza
che ama e da cui ha dovuto separarsi>>
Je m'appelle Mouhamed di
Chiara Malta, Francia,
2002 Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag.143 <<Ritratto
di Mohamed, un senegalese a Parigi. Nel bar con gli amici, in giro per
le strade della città, con uno sguardo critico, spietato e divertito
sul suo paese adottivo. La sua passione le arti marziali. Il suo nume
tutelare: Bruce Lee ...>>
Negri de Roma di
Sabrina Varani, Italia,
2002 Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag.149
<<"Indelebile
inchiostro" è un gruppo di musicisti rap di origine africana
che vivono a Roma. Bat e Diamante sono il cardine creativo e produttivo
del gruppo. Duwe personaggi legati da una grande amicizia, pur essendo
antitetici per carattere e origini. Bat è nato in Nigeria da
una famiglia ricchissima ed è emigrato per ribellione alle costrizioni
di famiglia; Diamante è arrivato in Italia da un orfanatrofio
di Salvador di Bahia all'età di un anno. Le loro storie personali
si intrecciano al filo conduttore della loro passione per il rap e il
calcio>>
Ricetta d'amore di
Annamaria Gallone e Alessandra Speciale, Italia, 2002 Festival Cinema
Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003) pag.157 <<
Gap culturali e ricerca di un linguaggio comune, fanatasie esotiche
o semplicemente il sogno di una vita più agiata tracciano una
mappa del sentimento e del desiderio attraverso tutta l'Italia>>
Il documentario attraverso interviste ben condotte racconta la vita
di alcune coppie di nazionalità mescolate viventi in Italia.
Una di queste coppie si è separata, formata di un'africana e
un italiano rivela l'indipendenza e il lavoro di successo come infermiera
di questa giovane donna arrivata con le nozze in Italia che era poco
più che adolescente.
Finestre
sul mondo
Hoover
Street revival di
Sophie Fiennes, Gran Bretagna/Francia,
2002 Il
film racconta la comunità nera religiosa di Los Angeles creata
intorno al reverendo Noel Jones. Prediche di alta teatralità
e impellente partecipazione sono la struttura portante dell'esistenza
e dei cambiamenti avvenuti in donne e uomini diversi, accomunate/i nella
fede e nelle pratiche religiose seguono il reverendo durante le manifestazioni
pubbliche o per televisione, ne acquistano i video e commentano la filosofia
religiosa di origine biblica che ha destato il desiderio soprattutto
nelle donne di lasciare una vita non solo povera per la scarsità
di beni economici anche per la colpa di ignorare la bellezza dell'amore
e della spiritualità. E' a favore del documentario la regista
bianca che è stata accolta in una comunità rigorosamente
nera e la testimonianza delle devote, a quanto dicono, molto più
felici di prima. Le prediche-spettacolo del reverendo si avvalgono di
grandi voci femminili in gospel e di cori misti.
Mabrouk
At-Tahrir
di Dalia Fathallah, Libano,
2001 Festival Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003):
<<Il 25 maggio del 2000, dopo ventidue anni di occupazione, l'esercito
israeliano di occupazione libera il Sud del Libano. In un villaggio
situato a meno di dieci chilometri dala frontiera con Israele, due famiglie
condividono lo stesso cortile. Una delle due case è rimasta vuota
dal 1988, quando la famiglia Chahrour
fu cacciata.
La famiglia Kassem, invece, non ha mai abbandonato l'altra abitazione:
uno dei figli ha collaborato con l'occupante. Come si organizzerà
la vita quotidiana in questo cortile, e oltre, nel villaggio?>>
Mix Memoria di
Carmen Luz e Vik Birkbeck, Brasile,
2003
Festival
Cinema Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003): <<Performance
fra teatro e musica lungo le strade che si fanno palcoscenico di una
rappresentazione politica e sociale. Una rappresentazione che affida
alla memoria e ai corpi che la danzano l'evocazione del passato, il
senso di lotta e resistenza. Un video al tempo stesso sensuale e duro,
nel quale lo spettatore casuale o attento non può restare ai
bordi della scena, deve anch'egli giocare la sua parte di Storia.>>
Our times ... di
Rakhshan Bani-Etemad, Iran,
2002
I nostri tempi ... sono quelli delle donne in lista per le elezioni
presidenziali nell'Iran di Katami, mentre la figlia della regista ha
organizzato con amiche e amici un circolo per sostenere la rielezione
di Katami, la madre scopre che nella lista dei candidati ci sono anche
alcune donne. Incuriosita va a cercarle. Ognuna ha le sue motivazioni,
la giovinezza, inorgoglire i genitori, fino alla più coraggiosa,
una divorziata che vedremo alle prese con i grandissimi problemi della
sopravvivenza sua e del gruppo famigliare che da lei dipende: la madre
cieca e la figlia. Alla ricerca della casa nel corso del film perde
anche il lavoro di segretaria per concludere il film commossa con una
ammissione: si è iscritta alle liste elettorali perchè
ci sia anche il suo nome di donna nella storia dell'Iran.
Sodad di
Lorena Natalia Fernandez, Argentina, 2002
Festival Cinema
Africano Milano (editrice Il castoro, Milano, 2003): <<La società
capoverdiana in Argentina, costituita
dagli emigranti arrivati all'inizio del ventesimo secolo e dai loro
discendenti, conta novemila persone. Anche se ignorata dalla maggior
parte degli argentini, si tratta della più grande comunità
nera di quel paese. Il film mostra la solidarietà che unisce
i suoi membri, il mantenimento dei riti e dell'identità.>>
Lettere
dalla Palestina, film
collettivo coordinatore Francesco Maselli, fra le registe Wilma Labate,
Giuliana Gambia, Giuliana Berlinguer, Italia, 2002 Le riprese sui territori
palestinesi, le interviste - secondo Maselli - sono state girate con
uno sguardo preciso: inteso a non usare la retorica della guerra; allo
stesso tempo il film è duro e concentrato sulla Palestina.(Sul
mediooriente in questo sito cfr. invece:
Sguardi Altrove: vetrina mediorientale -
Video sulle donne ebree e palestinesi)
Documentari
a regia maschile dedicati o utili alla storia delle donne
Au prix de verre di Cyrille Masso, Camerun, 2002
E' una prima regia di un regista camerunese di documentari. Riprende
un gruppo di donne che si reca tutti i giorni alla discarica dove vengono
rovesciati i rifiuti di una brasserie, In mezzo a montagne di immondizia
le donne recperano i pezzi di vetro che rivendono a una fabbrica che
produce bottiglie. Unite e felici di lavorare insieme le amiche con
un bambino sulla schiena, a volte, senza guanti e alcuna protezione
rovistano e raccolgono i vetri che vendono in sacchi a un prezzo ovviamente
molto basso. Il film denuncia la situazione perchè sulla discarica
pesano interessi di vario tipo, il padrone del terreno che pretenderebbe
una parte dei proventi, la fabbrica che manda i camion a ritirare i
sacchi anche dopo sei mesi, lasciando le donne senza una lira, la truffa
sui pesi e i soldi pattuiti approfittando dell'analfabetismo delle lavoratrici.
Allo stesso tempo fa parlare le donne su questo lavoro migliore che
starsene a casa a far niente e di cui hanno bisogno per i loro figli;
nel corso del documentario veniamo a sapere che il piccolo che vediamo
sulla schiena della madre è morto, probabilmente proprio in seguito
a questo lavoro. Le donne riescono tuttavia, dopo mesi di attesa, a
organizzarsi con l'intervento di una ong per farsi pagare e controllare
quanto è stato con loro pattuito.
La legende de Rose al-Youssef di Mohamed
El-Kalioubi, Egitto, 2002
Rose al-Youssef era una ragazzina quando è tornata, orfana di
padre e di madre benestanti, in Egitto, scappata a chi l'avrebbe portata
forse in un harem. Incomincia lavorare in un teatro fino a che diventa
prima attrice. Piccola di statura, minuta, molto bella ci viene descritta
come una straordinaria personalità che superava se stessa appena
entrata in scena. Il teatro, tuttavia, non resterà lo scopo principale
della sua vita; fonderà una rivista settimanale nel 1925, che
esiste tutt'ora e a cui lei decide di dare il suo nome Rose al Youssef.
E' la prima volta che in Egitto, forse nel mondo arabo una donna dà
il suo nome a una pubblicazione. Il settimanale culturale parla di teatro,
arte, poesia e anche di satira, attraverso le vignette e i disegni e
che quindi entra nel dibattito politico di uno stato che si sta avviando
verso la definizione del proprio governo. Nella redazione entrano e
si formano quelle che saranno negli anni celebri firme del giornalismo
arabo, alla direzione c'è sempre lei, donna intelligente, amministratrice
avveduta, potente e autorevole. Sono parole che bisogna usare per definire
la storia femminile di una donna importante negli anni di formazione
dell'Egitto del Novecento; soprattutto utile per farci capire chi è
stata a noi occidentali che di questa storia femminile sappiamo ben
poco.
Rencontres d'Africaines Photographes
di Kal Tourè, Mali, 2002 Il documentario riprende il secondo
incontro dei fotografi africani nel 2001 a Bamakò. E' molto interessante
perchè è una storia artistica di cui si sa molto poco,
mentre i protagonistui sono nomi famosi di questo continente; ci sono
anche alcune donne, giovani e una sudafricana più anziana. Le
fotografe cercano le donne come soggetti e fanno la ricerca fotografica
per capirle e testimoniare ciò che intuiscono nella vita femminile
e in se stesse.
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