Donne e conoscenza storica  

torna a Notiziario

nel sito:

Il film Our times della regista iraniana Rakshan Bani Etemad sulle donne che concorrono alle elezioni in Iran - 2002

in rete:

su MeDea, un bell'ipertesto di Gabriella Alù sul libro di Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, Adelphi

 

 

 

Donne in movimento

ELEZIONI IN IRAQ: CANDIDATE COSTRETTE ALLA CLANDESTINITA'.

(DWpress) - Baghdad - I candidati alle prossime elezioni irachene stanno vivendo momenti molto difficili. Sulle schede elettorali appariranno le 111 liste in lizza, ma figureranno soltanto i nomi di alcuni candidati, che già sono personalità ufficiali e beneficiano di protezione. La situazione è particolarmente difficile per le donne, alle quali sono garantiti il 25% dei 275 seggi dell'Assemblea Nazionale e che sono costrette a correre in segreto per questioni di sicurezza. Ricordiamo che una candidata è stata uccisa lo scorso dicembre, un'altra è stata rapita e una terza, Salam Khafaji, è sfuggita ad un attentato in cui è stato ucciso il figlio 17enne che ha tentato di difenderla. Nelle scorse settimane Amman, la capitale giordana, ha ospitato un incontro fra venti candidate irachene e una delegazione del Congresso degli Stati Uniti. Gli americani, che volevano dispensare consigli ed erano arrivati con le magliette, le spille e gli adesivi delle campagne elettorali, si sono trovati di fronte ad una evidenza drammatica: solo un quarto delle irachene convenute ad Amman corre pubblicamente, le altre hanno chiesto di non diffondere i loro nomi. Le candidate sono prese di mira sia dal clero conservatore che da chi si oppone al voto. Molte si sono ritirate, altre hanno fatto rifugiare all'estero le proprie famiglie, le poche che continuano a correre in pubblico, fanno una campagna elettorale molto limitata. Maysoon Damluji, vice ministro della cultura nel governo ad interim, è la prima donna della lista dei Democratici Indipendenti dell'ex ministro degli Esteri Adnan Pachachi ha dichiarato: "non posso camminare da sola per strada, nemmeno sotto protezione". Soingul Chapuk, che era nel Consiglio di governo iracheno che ha concluso il suo mandato in giugno, e un'altra candidata, Raja Azzawi, sono apparse in un raro incontro elettorale la settimana scorsa al ministero del Petrolio. Erano presenti solo funzionari del dicastero perchè l'incontro non era stato pubblicizzato per motivi di sicurezza. Nonostante tutto, le candidate sono molto determinate ad andare avanti nel loro cammino e sono "corteggiate" dai partiti irakeni: l'analista politico Hassan Bazaz, ha raccontato che una sua amica è stata avvicinata da ben 50 diversi partiti che volevano candidarla.

Teheran - Sabato scorso per alcune ore l'Iran è rimasto con il fiato sospeso. La televisione di Stato aveva annunciato l'apertura alle candidate donne nella competizione per la presidenza della Repubblica (una Repubblica islamica), ma poi una secca smentita è arrivata dalle autorità competenti. La reazione generale dei partiti, comunque, era stata moderatamente favorevole, tanto che alcuni gruppi politici si erano finanche complimentati per l'abbattimento del quasi trentennale veto. Dalla rivoluzione islamica del 1979 le candidature femminili sono state regolarmente bocciate per la corsa alla presidenza, sulla base di un'interpretazione restrittiva del relativo articolo della Costituzione. Esso afferma che i candidati devono essere "rejal" politici e religiosi. La parola araba "rejal" viene tradotta ufficialmente in persiano dal Consiglio dei Guardiani con "uomo", ma secondo diversi esperti essa significa semplicemente "personaggio", e quindi non esclude le donne.
Nell'Iran post-rivoluzionario non solo nessuna donna ha mai potuto candidarsi alla presidenza, ma nemmeno diventare ministro. Un segnale di apertura parziale era stato quello lanciato dal presidente Mohammad Khatami nel 1997, dopo essere stato eletto sulla base di un programma di riforme democratiche che gli aveva fruttato massicci consensi degli elettori, soprattutto donne e giovani. Khatami aveva nominato proprio una donna, Masumeh Ebtekar, a ricoprire uno dei posti di vice presidente con l'incarico di occuparsi dei problemi ambientali. Un ruolo che ancora oggi svolge. Vedremo cosa succederà con le elezioni di giugno, che comunque vedranno uscire di scena Khatami: in ballo ci sono la riforma del codice penale e alcune aperture sui diritti delle donne. Vedremo. Intanto, da alcuni ambienti giunge voce che una riforma che consentisse l'elezione di una presidente donna potrebbe aprire la strada alla candidatura della Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi.

Un'agenzia di stampa tutta femminile in IRAN val al sito della Libreria delle donne