Donne e conoscenza storica

Collegamenti nel sito:

Marirì Martinengo, Le Trovatore II, 2001

Luisa Muraro, Le amiche di Dio;

L'origine della storia moderna

La lingua e la relazione materna

v. Luciana Tavernini :

Lavoratrici manuali e intellettuali fra salotti e rivoluzione industriale

Un percorso del '900

Contessa di Dia
Lavoro fatto in classe da Luciana Tavernini per la Scuola Media

Nata circa il 1140, la vida non dice il suo nome:

La comtessa de Dia si fo moiller d'En GuiIlem de Peitieus, bella domna e bona. et enamoret se d'En Rambaut d'Aurenga, e fez de lui mantas bonas cansos.

La Contessa di Dia era la moglie di Guglielmo di Poitiers, una signora bella e buona. E si innamorò di Raimbaud d'Orange, e scrisse molte belle canzoni in suo onore.

Magda Bogin si è data molto da fare per reperire notizie sulla vita di questa affascinante trobairitz: le difficoltà sono insite nel fatto che vi è più di una candidata al titolo di Contessa di Dia. Se si accetta la tradizione, che chiama Beatrix la trovatora, ella può essere stata effettivamente la moglie di Guglielmo di Poitiers, conte di Valentinois, che regnò dal 1158 al 1189; la sua vita perciò trascorse nella seconda metà del XII secolo; amò e scrisse d'amore per il grande trovatore Rimbaud d'Orange che visse approssimativamente tra il 1146 e il 1173. Tibors, in qualità di tutrice di Rimbaud, come già si è detto, portò l'orfano a Les Baux, la sede della corte sua e di suo marito Bertrand, dove egli potè entrare in contatto con la cultura cortese. Les Baux, che era un centro culturale molto rinomato, si trova non lontano da Dia per cui la Contessa può aver conosciuto Rimbaud, e anche Tibors.

Ab joi et ab joven m'apais

La canzone celebra la dama che ama senza nascondersi; c'è l'esaltazione della felicità che dà l'amore, ma anche la continua allusione al giudizio invidioso degli "altri".

La canso consta di quattro strofe di otto versi ciascuna, più una tornada <congedo o commiato> di quattro versi; le coblas (strofe) sono a due a due unissonans; il congedo riprende le rime presenti nelle strofe, secondo questo schema: I e Il: ababbaab; III e IV: cdcddccd; congedo: dccd

Ab joi et ab joven m'apais,
e jois e jovens m'apaia,
que mos amks es Io plus gais,
per qu'ieu sui coindet' e quaia;

e pois ieu li sui veraia,
bei.s taing qu'eI me sia verais,
qu'anc de lui amar non m'estrais
ni ai cor que m'en estraia.

Mout mi plait quar sai que vai mais
cei qu'ieu plus desir que m'aia,
e cd que primiers Io m'atrais
Dieu prec que gran joi l'atraia;

e qui que mal l'en retrala,
no./ creza, fors ce/qui retrais
c'om cuoill maintas vetz los balais
ah qu'el mezeis se balaia.

Dompna que en bon pretz s'enten
deu ben pausar s'entendenssa
en un pro cavallier va/en;
pok qu'i/I conois sa va/enssa,

que l'a us amara presenssa;
que dompna, pois am'a presen,
ja pois li pro ni li va/en
non dirant mas avinenssa.

Qu'ieu n'ai chausit un pro e gen,
per cui pretz meillur' e genssa,
Iarc et adreig e conoissen,
on es sens e conoissenssa.

prec li que m'aia crezenssa,
ni om no. l puosca far crezen
qu'ieu tassa vas lui faillimen,
so! non trob en lui faillensa.

Amics, la vostra vatenssa
sa ban li pro e li va/en,
per qu'ieu vos quier de mantenen,
si.us plai vostra mantenenssa

Di gioia e gioventù m'appago,
e gioia e gioventù m'appagano
ché il mio amico è il più gaio,
per cui sono graziosa e gaia;

e poiché sono con lui sincera,
ben pretendo che sia con me sincero,
che mai d'amarlo non m'astengo
né ho cuore di astenermene.

Molto mi piace, dacchè so che è il più valoroso
colui che più desidero mi possieda,
e prego Dio che attragga felicità
su colui che per primo lo trasse a me;

e non creda a nessuno di coloro che lo biasimano
salvo a chi ammonisce,
che si riceve a misura
di ciò che si è fatto.

Una dama che miri al buon pregio
ben deve porre il suo intento
su un prode cavaliere valoroso
dacchè conosce il suo valore;

e osi amarlo apertamente;
di una dama che ama senza nascondersi
i prodi e i valorosi
non diranno che bene.

Io ho scelto un uomo prode e cortese,
il cui pregio migliora e aumenta,
generoso, retto e assennato
in cui è giudizio e saggezza.

Lo prego di credermi,
e nessuno possa fargli credere
ch'io abbia mai commesso verso lui un torto;
e non trovo in lui alcun difetto.

Amico, il vostro valore
conoscono i prodi e i valenti,
per cui io vi supplico di darmi,
se vi aggrada, la vostra protezione.

Tratto da Marirì Martinengo, Le trovatore - Poetesse dell’amor cortese, Quaderni di Via Dogana, Libreria delle Donne di Milano, 1996, p. 48-49