La
politicità della storia: Gesta Ottonis e Primordia Coenobii Gandeshemensis
Gesta Ottonis : un poema epico dallo sguardo femminile. Cristo
al centro riceve da Ottone I (a sinistra) il modellino della cattedrale di Magdeburgo,
sede arcivescovile autonoma dal 968. Ottone, per poter governare, scelse sempre
più frequentemente i suoi vassalli tra le autorità ecclesiastiche:
arcivescovi, vescovi, abati, badesse. (Pannello in avorio ora al Metropolitan
Museum di New York) | Molto
probabilmente Rosvita col diffondersi delle sue opere a corte, nei feudi e monasteri
sassoni venne apprezzata per il suo talento al punto che le venne richiesto di
metterlo al servizio dell' imperatore. Fu proprio tramite Gerberga che le
fu imposto di cimentarsi in un poema epico, infatti tra il 965 e il 967 scrisse
i Gesta Ottonis, un poemetto epico in 1517 esametri sulla vita di Ottone, fino
al momento in cui divenne imperatore. L'autrice, non avendo a disposizione
alcun resoconto organico, raccolse, scelse e organizzò testimonianze orali
e comunque parziali, ma seppe fermarsi quando la sua autonomia compositiva
avrebbe dovuto sottostare a codici a lei estranei. Attraverso la Prefazione,
la parte finale e alcuni aspetti del poema cercherò di mostrare quale scopo
si prefiggessero Gerberga insistendo e Rosvita attuando quest'opera.
O mia signora, che diffondete luce con la rutilante varietà della vostra
saggezza spirituale, possa non ripugnare alla vostra benignità di esaminare
ciò che come sapete, è stato composto per vostro ordine. In effetti
voi avete imposto questo onere, di stendere in forma poetica le imprese del grande
Cesare, imprese che non ho potuto metter insieme tutte nemmeno oralmente. Potete
voi stessa immaginare quali difficoltà abbia incontrato nella mia ignoranza
in questa fatica compositiva, dato che non ho potuto basarmi su un resoconto,
da chiunque fosse scritto, che fosse sufficientemente organico. Ho viaggiato
come chi, non sapendo la strada, si appresti ad entrare in un vasto e sconosciuto
burrone, dove ogni sentiero sia nascosto, coperto da fitta neve: senza alcuna
guida, ma solo con indicazioni sulla direzione, ricevute in anticipo, costui ora
imboccherebbe sentieri sbagliati, ora inaspettatamente ritroverebbe la retta via,
finché, giunto al centro della fitta selva di alberi, sceglierebbe un luogo
per riposare, e qui fermatosi non penserebbe di proseguire oltre, finché
non ve lo induca il sopraggiungere di qualcuno, o il ritrovamento di vecchie tracce
da seguire. Non diversamente io, cui è stato ordinato di penetrare
la grande regione dei fatti gloriosi, attraverso la varietà delle imprese
regie, barcollante, vacillante, prostrata, completamente esausta, mi riposo in
silenzio, in luogo adeguato, e non mi accingo a salire sul picco dell'eccellenza
imperiale senza una guida.(1) Rosvita
dunque si paragona a una viaggiatrice, ha dovuto ricostruire senza aiuto la trama
delle imprese regie, dare un'organicità al racconto, trasformarlo in poema
epico. Nella vasta regione dei fatti gloriosi, che le era sconosciuta ed estranea,
come un burrone coperto di neve, ha saputo, pur con grande fatica, orientarsi;
è giunta fino al centro, ma non vuol proseguire senza guida. Infatti,
verso la fine del poema, subito dopo 190 versi perduti, troviamo la descrizione
dell' incoronazione imperiale di Ottone: portando ugualmente lo scettro,
e il bel diadema del capo e rivestito di tutte le insegne della sua regalità,
ma accolse le onorificenze della più grande carica, subito ugualmente benedette,
(insegne che spettavano) al sommo Augusto.(2) Ma immediatamente segue
l'esplicita dichiarazione di non voler continuare. Fin qui ho cantato
in versi, seppur con una poesia umile, le gesta del famoso re Ottone. Ora mi
stanno davanti da scrivere le cose che il medesimo ha compiuto (da quando divenne
Augusto). L'Augusto occupando il trono al vertice di tutte le cose - che io
ho paura a toccare, perché ne sono tenuta lontana dal mio sesso femminile,
e perché non devono essere trattate con uno stile da poco: in che modo,
con il duro combattimento di una guerra in cui fu invitto conquistò castelli
costruiti presso le rive del mare, che avevano posseduto Berengario e la sua sposa,
e mandò lui in esilio, insieme con la misera sposa Willa, adempiuto il
giuramento che (a ciò) lo costringeva: e in che modo, ispirato dall' ardore
di un giusto zelo, fece spogliare dall'onore della sede apostolica il sommo Pontefice,
che tramava intenti perversi, e che non si adattava a cedere ai suoi frequenti
ammonimenti, costituendo (come pontefice) un altro degno del nome di sommo rettore;
in che modo recandosi nei nostri paesi, con un regno quieto in tranquilla pace,
e là di nuovo tornando, e tenendo in mano la carica di ambedue i poteri,
innalzò alle insegne del titolo augustale il suo erede, che già
veniva dopo di lui, cioè Ottone, re fin dal seno della nutrice e col suo
esempio lo rese degno che di lui bene si dicesse. Queste vicende dunque non
possono essere narrate dalla mia opera, ma richiedono per loro una trattazione
più nobile. Da questo punto io, dato che me lo proibisce l'importanza di
così grandi avvenimenti, non procedo oltre, ma prudentemente pongo fine
(al mio scritto), per non dover soccombere dopo ciò malamente vinta. Finito
dunque questo mio compito, e avendolo ripreso per sommi capi, devo invocare la
grande pietà dell'eterno Re, affinché conceda pio che i nostri sovrani
conducano felicemente ogni tempo della loro vita presente e, sostenuti da eventi
sempre favorevoli ai loro desideri, li conservi per molti anni come custodi della
Chiesa, dandoci consolazione con la loro clemenza. Amen. (3) Queste parole
rivelano la conoscenza di Rosvita degli argomenti da trattare, ma soprattutto
il tipo di trattazione che di essi si esige nella corte romana, lontana dalla
Sassonia a lei ben conosciuta. Dronke non a caso rileva che"l'ingeniolum
di Rosvita era troppo mercuriale, troppo abituato a miscelare serio e faceto,
per adeguarsi al genere di panegirico che ci si attendeva dal poeta di fama".(4)
(1)
Gesta Ottonis: Prefatio, 2-6,Helene Homeyer (a cura di), Hrotsvitae opera, Paderborn
1970, pp.385-386, trad.da Peter Dronke, Women writers of the Middle Ages, Cambridge
1984; tr. it. Eugenio Randi, Donne e cultura nel Medioevo. Scrittrici medievali
dal II al XIV secolo, Il Saggiatore, Milano 1986, p.107 (2)
id. (3) Gesta
Ottonis, vv.1483-1517, in Paul de Winterfield, Hrotsvithae opera, Monumenta Germaniae
Historica, 1902, pp.227-228, trad. di Fioretta Mandelli (4)
Peter Dronke, Women writers of the Middle Ages, Cambridge 1984; tr. it. Eugenio
Randi, Donne e cultura nel Medioevo. Scrittrici medievali dal II al XIV secolo,
Il Saggiatore, Milano 1986, p.108
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