Leggende
e dialoghi drammatici: un'unica grande opera
Il dio
del perdono
Questo testo è significativo anche per le parti
che riguardano la concezione di Dio, un dio, come abbiamo già accennato,
che vuole la salvezza di chi pecca.
Infatti a proposito della resurrezione
di Callimaco, S.Giovanni dice (1)
"È opera della grazia di Dio:
essa non si compiace della dannazione degli empi."
E più oltre,
di fronte al pentimento di Callimaco, troviamo una frase in cui è presente
sia il Dio che perdona, che quello che punisce, compresenza dunque della venia
e della vindicta divina; infatti Giovanni così prega Cristo:
"Tremo
adorante dinnanzi alla tua benevola clemenza e alla tua clemente tolleranza, perché
ora conquisti i peccatori con l'indulgenza del padre, ora li spingi a pentirsi
con la giusta severità del castigo.(...)
Chi ardiva credere, chi osava
sperare che la tua pietà arrivasse a richiamare in vita, a riguadagnare
al perdono un uomo sorpreso e rapito nella morte mentre commetteva una colpa criminosa?
Sia benedetto il tuo santo nome, perché tu solo compi questi stupendi prodigi!"
Non solo Rosvita sostiene la tesi del perdono di Dio, ma la giustifica con
argomenti teologici per bocca di Giovanni.
Infatti Drusiana, appena resuscitata,
chiede che sia restituita la vita anche all'uomo che tradì la sua salma
e di fronte all'opposizione di Callimaco Giovanni argomenta (2):
GIOVANNI
La legge della nostra religione insegna che l'uomo deve perdonare il suo prossimo,
se vuole che Dio perdoni lui.
ANDRONICO E' giusto.
GIOVANNI Perché
anche l'unigenito figlio di Dio, il primogenito della Vergine, l'unico venuto
al mondo senza colpa, senza macchia, senza la contaminazione del peccato originale,
ci trovò tutti oppressi sotto il pesante fardello del peccato.
ANDRONICO
E' vero.
GIOVANNI E non trovò nessuno giusto, nessuno meritevole di
pietà, ma non disprezzò nessuno; offerse se stesso per tutti sacrificò
la sua preziosa vita.
ANDRONICO Se non periva lui, innocente, nessuno si poteva
salvare, secondo giustizia.
GIOVANNI Perciò non lo rallegra la dannazione
di quegli uomini che ricorda di aver redento col suo prezioso sangue.
ANDRONICO
Rendiamogli grazie.
GIOVANNI Non invidiamo quindi agli altri - non si deve
- la grazia del Signore: noi non abbiamo fatto nulla per meritarla e ne godiamo
largamente.
A resuscitare Fortunato sarà però Drusiana,
cristiana esemplare "che non fa distinzione di peccato e di gravità"
(3), perciò lei ha ottenuto la grazia di poter compiere il miracolo. Una
donna dunque che, come la Madonna, si fa mediatrice tra chi pecca e Dio, simbolo
delle Vergini del monastero, prime destinatarie dell'opera.
(1)
Resuscitatio Drusianae et Calimachi, scena IX, 13, 19, 20, pp. 141, 143, 145
(2)
Resuscitatio Drusianae et Calimachi, scena IX, 3, 24, 25, p.147
(3)
Gustavo Vinay, "Rosvita: una canonichessa ancora da scoprire?" in Alto
Medioevo latino, Guida, Napoli 1978, p.526