La
politicità della storia: Gesta Ottonis e Primordia Coenobii Gandeshemensis
Raccontare
ciò che si sa vedere
Va
infatti osservato che la storia del re, costruita da Rosvita, è essenzialmente
una storia familiare dove grande importanza viene attribuita alle donne: Edith,
la prima regina, sua nuora Ida, poi Adelaide, già regina d'Italia e poi
futura imperatrice. In quest'opera alla centralità della
guerra viene
sostituita l'attenzione ai sentimenti e alla mediazione, sostenuta dalla convinzione
di una naturale vocazione al bene degli esseri umani, non già perché,
come dice Vinay, Rosvita "fosse convinta che nella storia le cose siano così
semplici" e "condizionata o meno da Gerberga e dal
suo modesto orizzonte,
(...) attingendo a botti risapute, si è composta una sua ebbrezza per poter
recepire irrealmente la realtà della vita e difendersene" (1), ma
perché, vivendo in un luogo dove alcune donne potevano essere autonome,
era in grado di simbolizzare quegli aspetti della realtà come l'affettività,
i legami familiari, i linguaggi non codificati che entrano nelle relazioni e mediano
i conflitti.
Dar rilievo a tali aspetti le consentiva di rafforzare l'autonomia
del monastero in cui viveva: la storia della famiglia reale, scritta da una dama
di Gandersheim, dimostrava come tale luogo fosse funzionale al consolidarsi del
potere reale e come fosse dunque importante difendere il
monastero "dal
vassallaggio di sovrani potenti" e dalla "violenza dei signori della
terra" come scriverà nei Primordia (vv.152-153,MM) (2)
Un principato,
retto da donne, che potevano sottrarre così i propri beni alla famiglia
d'origine, potevano rifiutarsi di sposarsi, secondo il volere del padre, e in
alcuni casi "sciogliere" il matrimonio, era un'istituzione che aveva
diversi nemici, contro i quali Rosvita, come abbiamo già messo in evidenza,
lottò con le sue opere.
La monarchia sassone traeva vantaggio da questi
feudi, di cui poteva nominare le reggitrici, ma il fatto che fossero donne creava
problemi alla gerarchia ecclesiastica. Sarà proprio il vescovo di Hildersheim,
Bernardo, precettore di Ottone III, che impiegherà tutti i suoi sforzi
per sottomettere Gandersheim e la sua badessa Sofia, cosa che avverrà ufficialmente
nel gennaio del 1007, come vedremo più avanti.
E allora Tangmaro, presbitero
e in seguito decano delle chiesa cattedrale di Hildesheim, maestro di Bernardo,
riscriverà la storia del convento, inserendola nella vita di costui e ponendo
in posizione preminente i vescovi.
Rosvita e Gerberga sono ormai morte, ma,
anche attraverso le opere letterarie, soprattutto i Primordia, una commissionando,
l'altra scrivendo, erano riuscite a sostenere per decenni l'indipendenza del luogo
in cui vivevano, non attraverso una battaglia giuridica come in Italia Marina
del Goleto (LINKvedi la parte dell'ipertesto di Marina Santini su Marina, badessa
del Goleto), o con uno scontro diretto come fece Sofia, ma costruendo una memoria
storica che rendesse visibile a donne ed uomini del loro tempo come le donne erano
state protagoniste nella vita del re e come il monastero, da cui si levava la
"voce forte" (3)
(1)
Gustavo Vinay, Rosvita: una canonichessa ancora da scoprire? in Alto Medioevo
latino, Guida, Napoli 1978, p.492,493
(2)
I brani dei Primordia coenobii Gandeshemensis, citati in questo ipertesto, sono
stati tradotti dall'edizione di Helene Homeyer La traduzione dall'inizio al v.
259 e dal v. 280 al v.440 è opera della prof.sa Marirì Martinengo
e verrà segnalata nel testo con la sigla MM; quella dal v. 260 al v. 279,
dal v. 441 al 594 è opera della prof.sa Fioretta Mandelli e verrà
indicata con FM. La traduzione, per restare il più possibile fedele, non
ha potuto mantenere la divisione in versi dell'originale
(3) Il nome Rosvita
pare significasse in sassone antico "voce forte": "hroth"
significa "suono" e "swith" significa"sonoro" "forte",
proprio "clamor validus", come l'autrice dice di sé) della poeta,
era stato, fin dal suo sorgere, la realizzazione di un progetto femminile.