LIBRI, Segnalazioni, Gisella Modica, Le donne della cattedrale, Villaggio Maori Edizioni, 2013

by Donatella Massara on febbraio 20, 2014

Riceviamo e segnaliamo un bel libro di Gisella Modica, Le donne della cattedrale. Storia di occupazioni rimozioni immersioni senzatetto, femministe e spazi di libertà a Palermo

Villaggio Maori Edizioni, 2013

vai alla recensione di Silvia Neonato per la Società delle Letterate sul sito della IAPH

Con la cortese autorizzazione dell’autrice pubblichiamo l’inizio del libro.

 

Prefazione

Succede a volte quando il mosaico della vita si scompone

e non si é più quelle di prima, che ascoltare una

storia aiuti a ritessere la figura che si è disfatta.

A volte siamo noi che le evochiamo, più spesso sono le storie che

ci vengono incontro. Una voce sale da dentro e ci avverte

che quella storia, o chi la racconta, custodisce il segreto per

trovare il bandolo e ricominciare a tessere. Ascoltare una

storia infatti rimanda sempre qualcosa di noi.

Non tutte le storie naturalmente, ma solo quelle capaci

di risvegliare sensazioni sopite, di commuovere, mettere

in moto.

Una storia, o chi la racconta. Spesso si tratta infatti di

testimonianze.

La prima volta è capitato alla fine degli anni settanta,

incontrando le donne che nel ’47 occuparono le terre in

Sicilia. Rosaria, Adelina, Vincenza, Provvidenza, Concetta,

Bernarda: donne tra i quaranta e i cinquanta anni,

che al tempo delle occupazioni erano nel fiore degli anni.

Raccontavano di terre sognate e mai possedute. Ciò che

mi attirava non era solo il racconto, era il tono della voce,

il ritmo della frase, l’odore di cibo cotto e di spezie che

emanavano i loro vestiti. Le ascoltavo e riaffioravano sensazioni

gi. vissute, immagini del passato si alternavano ad

istantanee del presente. Un filo rosso collegava le storie e

da l. cominci. un viaggio lungo territori mai prima di allora

attraversati, per scoprire la parola segreta che riannodasse

il filo tra passato e presente, tra corpo e parola.

La seconda volta accadde nel 2000 con le donne di un

quartiere molto antico di Palermo che avevano occupato,

per impedirne lo sfratto, un centro per anziani dove da se8

dici anni si riunivano per tagliare, cucire e parlare. Francesca,

Enza, Rosalia, Nunzia, Mimma, Amalia, Laura: donne

tra i trenta e i quaranta’anni che raccontavano storie del

quotidiano intrecciandole con antiche storie del quartiere.

Qualche anno fa l’incontro con alcune giovani che

hanno occupato edifici abbandonati all’incuria per trasformarli

in “spazi aperti di libertà.”, e argomento di questo

romanzo. Alessia, Alessandra, Diana, Francesca, Gaia,

Giorgia, Ilaria, Lara, Livia, Marta, Natalia, Simona, Valentina:

donne tra i venti e i venticinque anni che, spinte dal

desiderio di “combattere le ingiustizie” intrecciano la propria

storia con quella di Vincenza, Tiziana, Angela, Isabella,

Debora, i “senzatetto” di Palermo, sui cui visi si materializzano

gli effetti della globalizzazione in atto. Gli stessi

che alcune di loro hanno visto sui volti degli immigrati

sbarcati a Lampedusa. Gli stessi che hanno sperimentato

sulla propria pelle, che ancora brucia, dentro la caserma di

Bolzaneto, a Genova. Volevo scoprire cosa di imprescindibile

era passato nelle loro vite del femminismo. Mi spingeva

forse il desiderio di trasmettere pratiche gi. sperimentate,

esperienze e saperi accumulati. Perché, mi conferma

Valentina, a noi del femminismo non è arrivato niente.

C’è un pezzo mancante di un puzzle che ci aiuterebbe a comprendere

tre generazioni di donne che, spinte da bisogni differenti,

in differenti contesti storici e culturali, hanno occupato

spazi per dare senso alle loro vite.

Storie diverse ma legate da un filo.

Con quel filo tra le mani sono tornata a ritessere la figura

che dentro di me si era disfatta.