POLITICA DELLE DONNE, Testi. La performance di Maggie dei santi a Apriti cielo!

by Donatella Massara on luglio 12, 2014

Sabato 12,7 all’Associazione Apriti cielo! in via Spallanzani 16 è stata messa in scena la performance teatrale Maggie dei santi da un testo di Djuna Barnes. E’ la prima volta che è rappresentata, almeno in Italia, nonostante sia stata scritta nel 1917.
Maggie dei santi, pubblicata su una rivista, a suo tempo, dall’autrice che è giornalista, scrittrice e drammaturga famosa per Bosco di Notte pubblicato in USA nel 1937, fa parte della raccolta Animali quasi umani. Short Plays (editrice petite plaisance. 2013). Le attrici Donatella Massara e Laura Modini, che l’hanno messo in scena, con la regia di Ombretta De Biase, fanno parte della web radio Donne di parola, http://www.donnediparola.eu/. Donne di Parola dedicandosi alla scrittura femminile, la ripropone sulla rete attraverso radiodrammi oppure spettacoli teatrali nonchè ricerche bibliografiche, biografiche e iconografiche. La performance ha chiuso la seconda mostra del “Progetto Conflitto” pubblicato sul sito http://www.apriti-cielo.it/ e organizzato da Zina Borgini e Marina Mariani.

Maggie dei santi mette in scena il conflitto madre-figlia. Una donna novantenne e una figlia abitano in una chiesa, forse irlandese. La vecchia signora ha avuto una vita libera ma ormai così anziana non può che stare con la figlia. Lei si esprime quasi solamente attraverso la preghiera, la citazione bibblica e l’autocoscienza, della figlia non sa niente e non vuole sapere niente, se non che è tempo che le restituisca quello che ha avuto, occupandosi di lei, quindi. La figlia rintuzza le sue richieste e la sua fede. Le risponde in vari modi. Parla tanto. Racconta i suoi sogni, i suoi ricordi, la sua infelicità di serva. Fa le sue considerazioni sulla religione di cui è la serva, accorgendosi nel corso della pièce quanto sia stata sfruttata. Ammonisce la madre, la mette sotto accusa, le dice esplicitamente che la sua vecchiaia è solo più un grumo di potere perchè non ricorda più le cose, si fa trascinare come il vento “senza motivo e senza desiderio”, “non sa più se il mondo è buono o è cattivo”. Dice che il suo corpo “è troppo stanco per parlare con parole gentili della mediocrità del lavoro”, la madre risponde ma sempre riportando ogni considerazione a se medesima e al suo credo ufficiale. Ala fine scambia la figlia per la statua della Madonna e la prega, risolvendo in un gesto di follia ogni contraddizione, la figlia diventata potente simbolo sacro è ancora perfettamente funzionale alla sua egocentrica, prestigiosa, potenza materna di colei che ha dato la vita e ordina che siano solo le sue parole a nominare il mondo. Maggie si stupisce ma alla fine l’abbraccia osservando che “è diventata pazza” ma anche che “è arrivata”. E’ arrivata fra le sue braccia, ora il potere è passato alla figlia che avrà la madre tutta per lei, corpo sacro da curare nella sua fase calante ma ancora vivente, prima che il cielo diventi completamente scuro.
Maggie è la protagonista, sconfitta nel tentativo di coinvolgere la madre nelle sue considerazioni ‘rivoluzionarie’. Perchè Maggie, con la coscienza dell’ultima, sa che i santi sono brillanti, belli e potenti solo perchè lei li pulisce, dall’alba al tramonto. Così come pulisce, in ginocchio, “la casa dei santi” per tutti quelli che pregano il Signore, in ginocchio, “di pulire le loro anime sporche”. Considerazioni quasi blasfeme, per la madre. E in definitiva è la madre che prevale con il punto di vista della conservazione, religiosa, culturale, normativa. Le parole di Maggie e quelle di Marie sono caratterizzate dalle due attrici.  La parlata di Maggie, Donatella Massara, scivola sulle stesse parole, come se esse si perdessero nella sporcizia, quella che continua a raccogliere. Saranno buttate via entrambe, perchè la sua situazione non cambia. Maggie vive nei sogni dove si afferma con più forza. E infatti si muove sulla scena quando racconta i sogni, seguendo una mimica danzante che rafforza le parole, interpretandole con il gesto. Sono parole straordinariamente forti, quelle di Maggie, perchè sono le considerazioni della Barnes che in tutta la sua opera affronta ogni situazione con un’intelligenza corrosiva che fino da questi suoi lavori giovanili si fa percepire. Ma mentre scopa per terra la ‘sua’ chiesa, le parole sono aeree, non sono ancora polverose ma lo diventeranno, perchè “quando cambierà la moda, mamma, io e te saremo talmente sottoterra da non distinguere più i rumori dei passi sopra”. La fede della madre Mary, Laura Modini, che guarda anzitutto verso se stessa e quasi si umanizza, diventando, ormai, tutt’uno con la religione, produce le parole del potere, invece e prevalgono e le parole ‘rivoluzionarie’ di Maggie perdono di importanza. E’ l’altra, la madre, a imporre il suo punto di vista, vedendo oltre la realtà, così che il cerchio si chiude, senza che lei abbia mai motivo di allontanarsi dall’orbita che la tiene attratta verso se stessa conservandola.
Scontro grandioso quello fra Mary e Maggie, la madre e la figlia, che rivela il sottofondo dei linguaggi, della presa che hanno le fedi, religiose, politiche, culturali e della potenza che le mette in una relazione, spesso conflittuale. Il finale riporta la specularità delle due donne, a fare corpo unico, in un abbraccio. Messe di fronte alla parabola della vita, obbligate a toccare il punto di tangenza di tutti i significati, diventano sfidanti la conclusione perchè anche questa non sia veramente tale, perchè anche qui ci sia un’interrogazione.
Maggie dei santi in questa rappresentazione di Donatella Massara e Laura Modini di Donne di parola con la regia di Ombretta De Biase ha un finale aperto, quindi, che infatti è continuato nel vivace dibattito fra le presenti, artiste, socie, partecipanti di Apriti cielo! che hanno fatto domande, osservazioni, critiche, riflessioni e interpretazioni anche discordanti fra loro. Alla pièce è seguita una presentazione della vita, dell’opera, della drammaturgia di Djuna Barnes da parte delle attrici e della regista. La performance, aspetti del backstage e del dopo- spettacolo è possibile vederli in rete al sito di Donne di parola grazie alle fotografe Carla Cella e Amneris Pinelli.