Cinema: “Revenge”, 2017 di Coralie Fargeas con Matilda Lutz

by Donatella Massara on settembre 4, 2019

Ho visto “Revenge” di Coralie Fargeas regista francese film del 2017. Interprete una bravissima Matilda Lutz. In fotografia attrice a sinistra e regista a destra. Sono stata molto colpita. Il film ha avuto un ottimo successo di critica. E’ il primo film ‘splatter’ fatto da una donna. Io non sono molto impressionabile, per le immagini di finzioni. Forse alle donne non è così piaciuto, di solito le donne dicono che non vogliono vedere violenze. Neppure io. Qui però le violenze splatter, quindi che eccedono i limiti della verosimiglianza, sono volute non solo subite da una donna e sono create da una donna e il senso del film è molto femminista. A me è piaciuto e mi ha colpito. La regista proviene da una scuola di cinema francese molto ricercata. E’ pienamente autrice del film perché l’ha scritto, diretto e montato. Si vede subito che non c’è niente di banale, c’è cura e raffinatezza, senza cadere nella leziosità (per esempio a me Sorrentino risulta un decadente artefice di immagini stravaganti). Le scelte di regia e montaggio, curato dalla stessa regista, gli attori scelti, le luci, la fotografia sono perfettamente o quasi responsabili della comunicazione, le parole supportano al minimo l’azione che è sconvolgente, ma sempre sul parametro della misura scelta dalla regista. La misura è portare alle donne il significato oltre la trama usandola però per costruire senso nell’immaginario femminile. Una giovane donna bellissima alla ricerca di una carriera viene mandata a divertire un cacciatore del deserto. Fino a qui tutto corrisponde alla libertà della ragazza. Ma poi arrivano gli amici e scatta lo stupro. E’ il momento in cui la ragazza diventa la vendicatrice. Impossibile descrivere l’azione fra i quattro personaggi, bisogna viverla attraverso il film. E capire l’identificazione delle donne che vuole costruire la regista che va oltre la situazione proposta per potere diventare la lotta femminile per resistere. E’ ovvio che questo film è a sé stante e non può diventare il modo ‘normale’ con cui le registe potrebbero fare film, per farsi ricordare. E’ ‘un’ film, con la sua modalità di espressione. Il discorso del genere a me pare superato, che vuole dire? Ognuna trova le sue coordinate per creare. Questo film sollecita a trovare altri modi di comunicazione, a costruire la creatività delle donne, osando tutte le modalità di espressione con arte.