Oltre
alla recensione di Elisabeth Lequeret a Mon tresor
di Keren Yedaya, di cui è interprete Ronit Elkabetz (dicembre
2004), la rivista francese Cahiers du cinema (gennaio 2005) dedica un altro articolo
al film e a altri due film israeliani: Prendere moglie dell'attrice regista
Ronit Elkabetz in partnership con il fratello Shlomi e Avanim di Raphael
Nadjari.
I quattro
autori, le due donne Keren Yedaya e Ronit Elkabetz e i due uomini Shlomo Elkabetz
e R. Nadjari hanno in comune la provenienza sefardita (le famiglie d'origine appartengono
ai paesi dell'Africa del Nord e del Medio Oriente).
Ariel
Schweitzer colloca questi tre film nell'approdo della cinematografia israeliana
passata attraverso tappe riconoscibili.
La cultura israeliana -ci dice l'autore-
ha le sue origini in una ideologia e un sistema di valori molto marcati che il
cinema già negli anni '20, al suo debutto, diffonde, come parte di una
macchina della propaganda molto ben rodata. Alle origini questa ideologia passa
attraverso film documentari e didattici dove il tema centrale è il "realismo
sionista" allusione al realismo socialista sovietico. Negli anni '50, i film
di finzione ispirano il genere del "nazionalismo eroico". Questi film
giustificano e glorificano l'impresa sionista in Palestina, imponendo il ritratto
ideale del pioniere israeliano.
Il shabra nato in Israele e
discendente di pionieri askenaziti (le famiglie d'origine appartengono ai paesi
dell'Europa centrale e orientale) è un uomo devoto alla sua missione di
soldato e di lavoratore della terra, contraltare dell'ebreo della diaspora, incapace
di difendersi e che vive ripiegato in se stesso in mezzo a un ambiente ostile.
L'israeliano sionista impersona una storia maschile la cui missione è la
liberazione nazionale e poi l'espansione e la conquista. Questa identità
mascolina e vigorosa si sviluppa dunque per opposizione al giudaismo della diaspora,
visto come troppo passivo nell'ottica sionista e altrimenti definito <<troppo
effeminato>>. Questa mitologia è stata determinante in questi anni
- dice l'autore - per costruire l'identità culturale israeliana e in parallelo
questo processo ha scartato gli Altri, i ritratti negativi dell'ebreo della diaspora,
del palestinese, dell'ebreo sefardita ma anche, in una certa misura, della donna.
Durante gli anni '90 un cambiamento importante è sopravvenuto nel cinema
israeliano. Dopo gli accordi di Oslo del 1992 alcuni registi iniziano la decostruzione
dell'interpretazione sionista. Questo processo avviene attraverso una dislocazione;
gli Altri lasciano la periferia del racconto cinematografico per occuparne il
centro. Amos Gitai è uno dei principali iniziatori di questa evoluzione.
Gitai interroga la società israeliana passando attraverso personaggi che
a fino a quel momento il sionismo ha marginalizzato.
Mon Tresor, Prendere
moglie e Avanim confermano questa evoluzione e orientano verso nuove
direzioni. In modo particolare i film delle due registe, Ronit Elkabetz e Keren
Yedaya interrogano un genere etnico-popolare importante nel cinema israeliano
degli anni 1960-70 - le buricche (che è un dolce della pasticceria
orientale). Sono così chiamati commedie e melodrammi che il cinema popolare
orientale ha influenzato, in particolare quello egiziano, ma anche turco e indiano.
Questi film descrivono
in maniera caricaturale il modo di vivere e il folklore delle comunità
sefardite in Israele e sono secondo la critica l'oppio dei popoli somministrato
alla popolazione orientale israeliana per quietarne la frustrazione e l'amarezza
legate alle cattive condizioni economiche. Questi film sono di registi askenaziti,
soprattutto e sono fatti per divertire il pubblico sefardita e prometteregli un
avvenire migliore, sotto la forma di una integrazione completa in patria e una
riuscita socio-economica. Prendere moglie (e Avanim) contengono
elementi delle buricche, ma aggiungono a questi lo sguardo del realismo critico.
In Prendere moglie c'è un altro spunto importante che
politicizza una delle caratteristiche dei film buricche. E' l'uso del linguaggio.
Nelle buricche la lingua usata è l'ebraico, ignorando sistematicamente
la lingua d'origine delle popolazioni sefardite, che è l'arabo. Al contrario
in Prendere moglie il tessuto linguistico è ricco e alterna
l'arabo marocchino all'ebraico e al francese mettendo così in evidenza
una visione cosciente dell'aspetto eterogeneo e diversificato della società
israeliana.