Christine
de Pizan. Il potere del quotidiano nel XV secolo
(testo originale di Angela
Giallongo)
Il
punto di partenza della relazione è la querelle des sexes che tutt'altro
che un innocuo passatempo letterario è per la storiografia attuale <<il
tema che ha influenzato forse più di ogni altro la cultura, la mentalità
e l'immaginario delle età successive>>. Christine de Pizan è
un'acuta testimone e interprete delle discussioni che avvenivano ai suoi tempi
nelle università e neli ambienti colti. E questa donna parla alle altre
donne perchè entrino coraggiosamente in una nuova dimensione della femminilità
quella che avrebbe agito con autorità e sapere nella Città delle
Donne, <<spazio pubblico di insegnamento e di trasmissione dei saperi femminili>>,
dove le donne anche per le generazioni future avrebbero attivato la loro capacità
di innovazione.
Per
compiere quest'opera -che avrebbe cambiato tutta la società come dice Giallongo-
propone <<la storia alla rovescia>>, essendo giunto il momento <<di
diffondere nella comune coscienza del passato uno scenario diverso>>. Sono
le donne del passato che Cristine scopre con la profondità dell'erudizione
e che entrano in scena andando a riempire un testo unico nel suo genere.
Le contemporanee di Cristine <<sarebbero così state fornite di un
corposo elenco di eroiche fondatrici di regni, imperi, città e di forme
più raffinate di civiltà>>. Citando Kate Langdon Forhan, studiosa
della teoria politica di C.d.P. fa notare come la Citè des Dames
<<segna una tappa nella storia della letteratura didattica. Diversamente
dagli specchi tradizionali che insegnavano le funzioni dirigenziali a un'elite
maschile, questo specchio sposta l'attenzione del pubblico femminile sulle prospettive
politiche necessarie alla formazione della loro leadership, perchè dice
Christine la storia dimostra il contrario, cioè le donne hanno una naturale
inclinazione all'esercizio di tutti i pubblici poteri e cita decine e decine di
figure, maestre di civiltà.>>. <<Ciascuna aveva favorito nuovi
stili di vita con l'autorità del suo sapere>>. Gli esempi sono illustri,
ma anche le donne comuni svolgono un'attività che ha implicazione politica,
creando attorno a sè il consenso attraverso la competenza, le idee e le
esperienze personali concretamente vissute. Tutte hanno una posizione di prestigio
nella città.
Dice A.G.che C.d.P.<<Legittima il quotidiano con
una forza propositiva fino ad allora sconosciuta. Ma sa anche che questa sorta
di buon senso - sens natural, prudence - a esso connaturato, senza lunghi
studi, senza istruzione e cultura, non ha futuro. Perchè è il dominio
che gli uomini hanno sempre avuto della cultura scritta che ha disconosciuto le
donne e il loro valore nella gestione della cosa pubblica.>>
Il
saggio conclude con il debito che ci lega a Christine de Pizan. La sua opera -
disprezzata fino alla fine del XIX secolo - la storiografia attuale la considera
una testimonianza di eccezionale valore. Christine de Pizan sorprende per la modernità
della sua opera. Come dice Giallongo <<si immerge nella questione politica
delle donne con lo stesso tono assunto nel XVII secolo [...]
S'inventa circa
seicento anni fa una forma inedita di comunità femminile, istituendo un
centro pubblico di formazione, retto da un'assemblea permanente autogestita. [...]
Ci insegna quali sono i pilastri dell'autorità femminile: la valorizzazione
di se stesse e la consapevolezza di essere membri di un gruppo, con la coscienza
di valori e di interessi comuni>>