La 'guerriera' e come è
presentata in alcuni generi letterari del Cinquecento, la biografia, il trattato
filogino, il poema epico-cavalleresco, la storiografia, è l'oggetto di
questa ricerca. Impossibile a essere pensata nella applicazione reale, nel '500,
l'attitudine femminile alle armi è una <<posta socio-culturale in
gioco>>, discussa come esempio eccezionale e possibilità.
Nella storiografia esistono esempi concreti e attestano il ruolo valoroso delle
donne presenti in alcune guerre fra Quattro e Cinquecento: a L'Aquila (1424),
a Pisa, a Cividale, a Padova (1509), a Siena (1555), a Cuneo (1557). Al centro
del dibattito c'è la questione dell'ovvia debolezza femminile e però
ci si domanda se è un fattore innato o acquisito.
Le
scoperte geografiche sollecitano uno sforzo di apertura, perchè se l'inattitudine
delle donne alle armi è un fatto culturale e non strutturale è anche
soggetto alle varianti della geografia. Le Amazzoni adesso fanno scorrerie in
Africa e in America. <<Attraverso le relazioni di viaggio, i primi manuali
di geografia e i repertori etnografici, si delinea una geografia filogina, in
cui l'Africa e il Nuovo Mondo rimettono in discussione quella divisione dei ruoli
delle immagini sessuali, universale e atemporale>>.
I
trattati filogini rimettono in causa il valore militare identificato con la forza
fisica mentre sottraggono il monopolio della guerra al sesso maschile.
Non
oppongono una concezione maschile della guerra a una femminile. Si tratta <<di
rappresentare, attraverso la differenza sessuale, un approccio alternativo all'arte
della guerra. Condizionata dalla debolezza fisica, la virago è costretta
a ricorrere all'astuzia, all'inganno, al tradimento, a pratiche militari piene
di stratagemmi. In questo senso la guerriera è stratega per il Cinquecento>>.
Partecipi
alle guerre civili fra le Repubbliche di Siena e di Pisa, con un ruolo che attestano
le cronache pisane e gli osservatori stranieri, le donne si muovono su motivazioni
che non sono il denaro o il mestiere. Difendono il loro onore, i loro cari e l'indipendenza
della comunità.
Conclude
la studiosa che in questi testi analizzati, se le ragioni dell'esclusione delle
donne nella guerra sono diventate relative e discutibili, tuttavia appare evidente
che discutere della guerriera è una scusa per ridiscutere dei sessi, e
dell'atavica lotta fra donne e uomini. La guerriera è una minaccia alla
virilità maschile. <<Disarmare il guerriero è castrarlo>>
[...]
<<Non vi è possibile dialettica tra i sessi, terza via,
condivisione.>>
La militarizzazione della donna femminilizza il maschio,
smilitarizzandolo.
In
questo sito cfr.:
La mappa delle lacrime nei poemi omerici
Lettura di Hélène
Monsacré, Le lacrime di Achille. L'eroe,
la donna e il dolore nella poesia di Omero,
Medusa 2003.