AGOSTO
QUANDO LA DISPARITÀ DIVIENE CONFLITTO
Barcellona, 26
giugno 1938
Amica Rosa Chacel,
Quasi un anno dalla tua lettera, me ne sono accorta mettendo la data,
perché altrimenti non so cosa sia un anno, né un giorno.
[...] Tante,
innumerevoli volte mi sono messa a scriverti, ma la tua lettera era
troppo
vicina, solida, tagliente, con i suoi spigoli talmente affilati che
per
forza dovevo o inciampare e ferire, o piegare, o schivare. Siccome
niente
di ciò mi era gradito né forse conveniente, non lo facevo.
Oggi, sono
passate tali cose, e sto nel luogo - se luogo può chiamarsi
- in cui niente
di ciò importa, e l'unica cosa che resta è la tua stessa
esistenza. E ad
essa mi rivolgo. [...] Voglio dire che ti ho assolutamente presente
e che
voglio unicamente scriverti in caso non potessi più farlo,
perché tu sappia
di me, qualora fosse l'ultima volta. È tutto. Che lo sappia
da me
direttamente. [...] Non voglio discutere con te. Poiché il
cammino percorso
non mi porta a darti ragione; in ogni caso, si tratta di ragione,
bè, ma
nient'altro, e per te questa è ben poca cosa. Vedi dunque che
il mio
atteggiamento continua a essere estremamente diverso dal tuo, il che
vuol
dire che le stesse ragioni in me sono una cosa differente in te [...].(1)
La filosofa Maria
Zambrano (1904-1991) scrive queste parole in pieno
conflitto. Non mi riferisco tanto alla Guerra Civile spagnola, che
pure
c'era, ma a quello attraversato dalla sua relazione con la scrittrice
Rosa
Chacel (1898-1994), come ci mostra questa lettera. Non conosco esattamente
i motivi delle loro divergenze - per tutto si trovano motivi -, quello
che mi sembra rivelatore è la resistenza alla rottura che il
brano evidenzia.
In esso appare chiaro che a Zambrano non importa di avere più
ragione. La
sua ragione, la sua lucidità sta nell'essere consapevole del
bisogno che ha
della sua amica, e per questo non lascia che si perda la relazione
con lei.
I movimenti che le due fecero in questo momento critico permisero
che anni
dopo la stessa disparità esistente tra loro si manifestasse
in quest'altra
maniera:
Roma, 31 agosto
1953
Rosa cara,
questa mattina mi giunse per un prodigio la tua lettera [...]. Bè,
l'ho
letta a lunghe sorsate, che mi riempivano la bocca e la gola come
si beve
un bicchiere di acqua pura, fresca e pulita dopo che quasi si era
dimenticato di poter bere un'acqua così. E un po' di quest'acqua
mi corse
agli occhi, me ne resi conto nel piegarla tra le dita come un fazzoletto
di
filo usato da qualcuno che amiamo molto e che si ripone; queste cose,
lo
sai, ormai non ci sono più. Bè, desideravo dirti tutto,
sì, anche quello
che ancora forse non mi sono detta, e, soprattutto, quello che non
so.
Perché sempre ho creduto che tu sapessi di me più di
me, adesso me ne
rendo conto, e speravo da te le parole essenziali. Eri una di quelle
poche
persone dalle quali aspettavo sempre non parole ma rivelazione. Quando
ti
leggo è lo stesso. E mai mi deludi, se non unicamente che non
sia di più.
[...] A che scopo nascondere che per tutto questo tempo ho aspettato
una
lettera da te, sì? Ogni volta che incontravo qualcuno che poteva
dirmi
qualcosa di te gli chiedevo avidamente, ogni volta mi hanno lasciata
assetata. E chi a Parigi cominciò a dirmi "benché
Lei le sia contro o
nonostante i loro atteggiamenti siano antagonistici"...? Santo
Dio! "Lei
dovrà ammettere che ha molto talento"... Vedi tu, questo
è l'esilio. (2)
Non è facile
rendersi conto di quello che si sta mettendo in gioco in un
conflitto: calcolare quale sarà il suo costo in vite umane,
qual è il vero
motivo che lo ha generato. Proteggere il mondo dal terrorismo
internazionale o controllare gli oleodotti? Disaccordo o invidia?
A Maria
Zambrano costò un anno intero di silenzio chiarirsi fino a
che punto le
fosse imprescindibile la relazione con Rosa Chacel. Vide giusto, a
giudicare dalla innnegabile forza che continuarono a darsi vicendevolmente.
L'esilio, aggiungo io, è rinunciare a "che tu sappia da
me direttamente".
Esiliarsi nell'apparentemente confortevole ma debilitante terreno
dell'autocompiacimento. E lo so, perché ci sono passata.
ANA LOZANO VALVERDE
(1) María
Zambrano, Cartas a Rosa Chacel, Madrid, Cátedra, 1992.
(2) Nello stesso libro.